Castello di Oria, consiglieri opposizione: “Come se davvero fosse colpa nostra… L’Amministrazione ha fallito”


Di seguito una nota da parte dei quattro consiglieri comunali di opposizione ad Oria Giuseppe Carbone, Domenico D’Ippolito, Cosimo Ferretti e Giancarlo Marinò:

Se le trattative tra Amministrazione e proprietà del Castello di Oria si sono arenate, le colpe non possono essere addossate né a noi Consiglieri Comunali di opposizione, né ai cittadini, né alla stampa. Tutti noi, infatti, abbiamo esercitato il nostro sacrosanto diritto di sorveglianza e controllo nella gestione della cosa pubblica.

Quando si è appresa la notizia che la Borgo Ducale S.r.l. ha rinunciato al cambio di destinazione d’uso del Castello di Oria, che sarebbe diventato una sorta di grande contenitore per banchetti nuziali, con conseguente interruzione del dialogo col Comune, la maggioranza (non tutta) si è affrettata – con un comunicato stampa molto discutibile – a scaricare la responsabilità su alcuni Consiglieri Comunali di opposizione e su alcuni cittadini, rei di aver manifestato il proprio pensiero sulla questione.

Ma tant’è: per la maggioranza e la Sindaca il libero dibattito democratico e l’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti equivale a fare “terrorismo”. Per costoro, esprimere la propria opinione pubblicamente costituisce addirittura “aggressione”; tanto che i proprietari del Castello stanchi – a loro dire – di tali comportamenti, avrebbero deciso di rinunciare, solo per questo, a un progetto di diverse decine di milioni di euro!

Ma quelli della maggioranza credono davvero alle corbellerie che raccontano? Pensano davvero che la gente possa credere alla storiella di una società di capitali che decide di buttare alle ortiche milioni di euro sol perché si sente “aggredita” dalle parole di quattro Consiglieri e di qualche cittadino, oppure perché stanca di leggere qualche articolo di giornale o qualche post sui social?

Suvvia, dicessero alla città quali sono i veri motivi dell’interruzione della trattativa senza cercare di coprire i propri fallimenti con una foglia di fico!

Gli autori del comunicato stampa della maggioranza, tuttavia, raggiungono l’apoteosi della distorsione della realtà quando arrivano addirittura a immaginare – in preda evidentemente ad una sorta di mania di persecuzione e di sindrome “da accerchiamento” – un complotto ordito nei loro confronti dai quattro Consiglieri comunali insieme a parlamentari, consiglieri regionali, televisioni locali e organi di stampa.

Ci spiace deluderli, ma non siamo così potenti da riuscire a coinvolgere contemporaneamente una senatrice dei Cinque Stelle, un Consigliere regionale di Centro destra e un Consigliere regionale di Centro sinistra oltre che televisioni e giornali. E anche se, per assurdo, dovessimo avere un tale potere e una tale capacità, a che proposito avremmo dovuto ordire una tale trama diabolica e dispiegare così tante risorse?

Per colpire un’amministrazione che sta volgendo al termine in maniera ingloriosa e senza più contare sul consenso popolare? Il gioco evidentemente non sarebbe valso, non vale la candela.

La verità è invece che alcuni esponenti della maggioranza, Sindaca compresa, hanno sbandierato ai quattro venti – impettiti – l’imminente riapertura del Castello, addirittura già per questa estate, quando ben sapevano (o avrebbero dovuto sapere) che i lavori di ripristino ordinati dalla sentenza penale del Tribunale di Brindisi non erano ancora terminati.

Sapevano (o avrebbero dovuto sapere) anche che ancora non era stato neanche conferito l’incarico all’Agenzia delle Entrate per quantificare il contributo straordinario a carico della proprietà per il cambio di destinazione d’uso del Castello. Infatti, a seguito di una richiesta di pagamento di circa quattromila euro avanzata dall’Agenzia al Comune, quest’ultimo – dopo circa un mese (a dispetto della fretta proclamata dalla Sindaca) – ha girato tale istanza di pagamento alla Borgo Ducale, la quale ha poi risposto con una PEC di rinuncia all’istanza.

E cosa dire del fatto che ogni qualvolta si faccia riferimento alla proposta di convenzione depositata all’Ufficio Tecnico Comunale, la maggioranza e la Sindaca rispondono che non bisogna tenere in considerazione quella, che vi sono altre bozze e che la trattativa è ancora in corso?

Allora: se la trattativa era ancora in corso e non vi è ancora una bozza definitiva, vuole dire che la proclamata imminente apertura del Castello era solo un bluff, pura e semplice propaganda politica!

La maggioranza dovrebbe ben sapere che si discute sugli atti ufficiali depositati al Comune e non sulle bozze e sulle ipotesi. Sono quelli i documenti che contano e che si suppone siano già il prodotto di una trattativa condotta a monte con l’Amministrazione. Altrimenti, dovrebbero spiegarci in che cosa sono consistite le trattative che dicono siano durate circa due anni, almeno che non pensassero di presentare la convenzione “vera” direttamente in Consiglio Comunale o, chissà, magari pensavano di concordarla e redigerla direttamente in quell’occasione.

Quante scuse solo per nascondere che le loro trattative hanno portato a un risultato piccolo piccolo per la città, ad una convenzione non solo squilibrata a favore della proprietà ma che, oltretutto, non la vincolerebbe in alcun modo, in quanto non prevede alcuna penale in caso di inadempimento agli obblighi assunti: cosicché a fronte di una mancata apertura al pubblico oppure di una apertura ritardata o di una chiusura anticipata, il Comune di Oria avrebbe le armi “spuntate” non potendo contare su strumenti efficaci per far valere le sue legittime pretese.

Inoltre, la convenzione non garantirebbe l’apertura al pubblico nemmeno in caso di vendita del Castello ad altri privati, e ciò non solo perché gli altri privati acquirenti, non essendo parte della convenzione, non potrebbero dalla stessa essere vincolati, in quanto appunto non avrebbero assunto alcun obbligo nei confronti del Comune, ma perché nella stessa convenzione è scritto a chiare lettere che le obbligazioni saranno trasferite solo agli eventuali acquirenti dell’azienda e non anche agli eventuali acquirenti del solo Castello separatamente dal ramo aziendale.

Diciamo le cose come stanno: la trattativa è fallita perché maggioranza e Sindaca hanno voluto fare tutto da soli, chiusi nel segreto del Palazzo di Città, rifiutando l’apporto di cittadini, associazioni e forze politiche di minoranza e non solo. Su un tema così rilevante che riguarda il futuro del monumento più importante della nostra città, del simbolo di Oria, non si può pensare di trattare da soli con la proprietà senza coinvolgere nelle scelte tutti gli attori in campo e aprire un tavolo pubblico che consenta la più ampia partecipazione.

Una scelta “forte” come quella di procedere a una deroga allo strumento urbanistico per un immobile sito nel centro storico non si può assumere a colpi di maggioranza, ma deve trovare il più largo consenso possibile nella comunità oltre che in Consiglio Comunale. Una scelta così importante deve inquadrarsi nell’alveo di un progetto di rilancio e di sviluppo complessivo del Centro Storico, che purtroppo è invece da molti anni abbandonato a sé stesso.

Ci auguriamo che la Sindaca non si lasci guidare da coloro che, pur di appuntarsi sul petto da soli la coccarda del merito di una eventuale riapertura purchessia del Castello, rischiano di mandare a rotoli tutto.

Auspichiamo, anzi, che la Sindaca voglia finalmente aprirsi ai contributi di tutti – cittadini, associazioni e forze politiche – al fine di non sprecare questo momento storico particolarmente favorevole che vede dalla nostra parte (di Oria e del nostro Castello), per la prima volta, La Regione Puglia, a cominciare dall’Assessore Regionale alla Cultura Bray, per restituire al meglio il Castello alla comunità e alla fruizione pubblica.

Il Castello, per la sua stessa conformazione storico-urbanistica-sociale non può essere un affare per pochi, ma un interesse di molti. Anzi, di tutti.

I Consiglieri Comunali

Giuseppe Carbone

Domenico D’Ippolito

Cosimo Ferretti

Giancarlo Marinò

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