Rifiuti prodotti al Nord e in Campania poi trasportati anche in Salento: carcere per dieci persone


Sono 13 le persone coinvolte in un’operazione congiunta di carabinieri del Noe di Lecce e della guardia di finanza di Taranto che stamane hanno eseguito un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Dda salentina, per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e riciclaggio. Tra i 13 anche un brindisino: Oronzo Marseglia, 57 anni, residente a San Vito dei Normanni, nel Brindisino, trasferito in carcere.

Le attenzioni di inquirenti e investigatori si sono concentrate su di un presunto “giro” che partiva dalla Campania, in provincia di Caserta, per poi terminare nel Salento, in luoghi però non autorizzati allo stoccaggio e al trattamento degli scarti, anche pericolosi. Dieci altre persone sono state condotte in carcere, mentre le restanti tre sottoposte ai domiciliari. Sono 44, in tutto, gli indagati fra le province di Lecce, Taranto, Napoli, Caserta, Reggio Calabria, Salerno, Palermo, Cosenza, nell’ambito dell’operazione denominata “All Black”, che ha anche portato al sequestro di due automezzi e di denaro per una cifra superiore ai 200mila euro.

L’inchiesta nacque da due distinte investigazioni ad opera dei carabinieri dei Noi di Lecce e Torino e, appunto, dei finanzieri del Comando provinciale di Taranto.

Nel 2018, i militari dell’Arma della Stazione di Leinì (Torino) e del gruppo forestale del capoluogo piemontese sequestrarono un autotreno che aveva appena scaricato illecitamente dei rifiuti a Lombardore (Torino). Poi si risalì a gente di Lecce e Taranto che si sarebbe occupata delle intermediazioni, grazie anche alla creazione di società fittizie e con false autorizzazioni, e offerto la disponibilità di siti inesistenti per lo smaltimento dei rifiuti mediante una società piemontese a sua volta a sua volta non autorizzata.

Ramificazioni della presunta organizzazione furono scoperte poi anche in provincia di Brescia: anche da lì i rifiuti sarebbero partiti alla volta di Taranto e Lecce. Contrasti sarebbero poi insorti tra gli indagati: da una parte il gruppo pugliese ormai concentrato tra Campania (Caserta) e Reggio Calabria, dall’altra gli intermediari piemontesi.

Il nuovo gruppo made in Puglia è stato scovato dalle fiamme gialle tarantine, che hanno investigato parallelamente.

Nel corso dell’inchiesta, infine unificata, sono stati scoperti sversamenti di rifiuti nei terreni (e tombamento), abbandoni e combustione degli stessi. In totale, più di 600 tonnellate, 142 delle quali pericolose (pneumatici, fanghi industriali, guaine, ecc). Ciascuno degli indagati avrebbe avuto un proprio ruolo preciso.

Il vantaggio era garantire un risparmio nello smaltimento, ma – secondo le ricostruzioni – un risparmio del tutto illecito.

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