Condanna a dieci anni per l’aggressore di “Davidone” Andriulo. Esclusa la premeditazione del gesto

Ci fu il tentato omicidio, ma non la premeditazione. Così ha deciso il Gup del Tribunale di Brindisi Vilma Gilli sul caso del 25enne francavillese Davide “Davidone” Andriulo, avendo condannato in abbreviato il suo aggressore Carmelo Calò, 24 anni, anch’egli residente a Francavilla Fontana, a dieci anni di carcere. Il sostituto procuratore Raffaele Casto aveva chiesto dieci mesi in più proprio per via della presunta premeditazione. I fatti finiti a processo, che scossero la comunità della Città degli Imperiali, risalgono alla sera tra il 2 e il 3 giugno 2020, quando Calò – per questioni di gelosia – accompagnato dalla sua ragazza, diede appuntamento in via Boito (quartiere Musicisti) ad Andriulo. Avrebbe dovuto essere, quello, un incontro chiarificatore, ma sfociò in una quasi tragedia: Andriulo, infatti, dopo uno scambio di battute, fu aggredito da Calò con una mazza in legno e ferro lunga 30 centimetri. Almeno due colpi lo raggiunsero al capo. Successivamente, Davidone fu accompagnato in ospedale dal padre e perse conoscenza, tanto da essere finito in Rianimazione a Brindisi e poi a Bari, sospeso tra la vita e la morte. Solo un paio di mesi fa le sue dimissioni e l’inizio di un percorso di riabilitazione non ancora conclusosi. Partirono le indagini dei carabinieri, che risalirono a Calò, lo arrestarono e rinvennero l’arma del delitto in un terreno di campagna nella sua disponibilità. Intanto, il procedimento penale andò avanti ed è di oggi pomeriggio la condanna in primo grado di Calò, difeso dagli avvocati Giancarlo Camassa e Anna Maria Carone, a dieci anni di reclusione con esclusione della premeditazione. Intanto, Davide continua a lottare per il ritorno a quella normalità persa poco meno di un anno fa, per tornare a tifare Virtus Francavilla e godersi i suoi cari e i suoi amici nel frattempo rimastigli vicinissimi.
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