Ambulanti non alimentari allo stremo, sit-in al mercato: “Abbiamo fame, vogliamo lavorare”

di Eliseo Zanzarelli
Sembra quasi che il virus si sia accanito contro di loro e circoli soltanto tra le loro bancarelle e non anche in mezzo alle altre: dopo un anno di sacrifici e chiusure, salvo qualche timido sprazzo di ripartenza presto represso, i commercianti non alimentari su aree pubbliche sono allo stremo. Sono allo stremo in tutt’Italia, dove le proteste si susseguono giorno dopo giorno: senza poter lavorare e incassare qualcosa, non si può sperare di mettere un piatto caldo in tavola per sé e per le proprie famiglie. Gli aiuti da parte dello Stato e degli enti pubblici in genere, poi, sono poca cosa, sicuramente insufficienti, e tardano persino anche ad arrivare.
Così, nell’area mercatale di Francavilla Fontana, quest’oggi, sabato 3 aprile, sta tuttora andando in scena un sit-in di protesta contro l’ordinanza con la quale il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha, tra le altre cose, disposto che gli ambulanti del settore “non primario” dovessero restarsene a casa.
I lavoratori – ormai quasi ex lavoratori, considerati i troppi mesi d’inattività – autorizzati dalla Questura, hanno sistemato i loro furgoncini negli stalli normalmente loro riservati: erano centinaia, supportati dai loro rappresentanti di categoria, e cioè Casambulanti (Salvatore Martina, Mimmo Prudenzano), Fiva Confcommercio (Tommaso Attanasi, Mario Donatiello).
“Non chiediamo chissà cosa – hanno ribadito quasi in coro – solo quella dignità che spetta a noi come a chiunque debba lavorare per poter mangiare, perché noi e le nostre famiglie, dopo così tanto tempo a soffrire e a doverci limitare, abbiamo fame”.
Li hanno ascoltati il sindaco della Città degli Imnperiali Antonello Denuzzo, l’assessore alle Attività produttive Domenico Magliola e i consiglieri regionali Maurizio Bruno e Luigi Caroli, a loro volta in imbarazzo di fronte a una situazione e, soprattutto, a gente davvero in difficoltà.
Le rassicurazioni e gli incoraggiamenti ormai non servono. I commercianti che protestano oggi e che continueranno a farlo nei prossimi giorni hanno ragione. Da vendere, per l’appunto.

 

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