Trent’anni fa l’esodo albanese, Attanasi: “Anche Francavilla recitò la sua parte nell’accoglienza”


Di seguito una riflessione da parte del presidente del Consiglio comunale di Francavilla Fontana Domenico Attanasi:

“In questo periodo dominato da un fortissimo smarrimento individuale e collettivo sono in corso le celebrazioni del trentennale del grande esodo albanese.

Furono giorni difficili durante i quali i pugliesi diedero prova di grande senso della comunità, dimostrandosi abili costruttori di ponti capaci di superare barriere di pregiudizi e di paure. Quella lingua di mare Adriatico non divideva due popoli, ma due mondi spaccati in due dalle ideologie. Più forte di ogni altra cosa fu il senso di appartenenza comune all’umanità che permise uno straordinario slancio di solidarietà e di condivisione.

In questi 30 anni sono cambiate tante cose. Abbiamo probabilmente dimenticato questo slancio, bombardati quotidianamente da messaggi d’odio e pervasi da quella superficialità che riduce la visione del mondo esclusivamente alla nostra esperienza personale.

Ma voglio ancora pensare che il
passaggio dalle parole – tante e inutili sprecate sui social – ai fatti possa fare emergere la parte migliore di ogni comunità.

Quando centinaia di persone arrivarono nella nostra Città fu messa in piedi in pochissimo tempo una rete di solidarietà incredibile.

Domenico Attanasi

Io allora ero un ragazzo, ma la cosa che mi colpì più di tutte fu l’apertura delle nostre case a chi era in fuga dalla miseria, lo stare seduti a tavola con persone sconosciute che in molti casi parlavano una lingua diversa, l’abbraccio a bambini dagli occhi tristi ma che dimostravano tanta voglia di vivere.

I francavillesi si dimostrarono una comunità aperta e l’accoglienza per molte persone si è trasformata in casa.

Le parole del Primo Ministro albanese Rama di sincera gratitudine verso i brindisini – e dei loro avamposti di democrazia – valgono molto più delle medaglie. I simboli servono per ricordare, ma il nostro compito è un altro: continuare a costruire ponti capaci di unire.

Le Istituzioni devono essere garanti di questo processo e incoraggiarlo. Purtroppo è innegabile che molti personaggi politici stiano costruendo le proprie fortune investendo sull’odio, ma il momentaneo successo elettorale non può abbattere ciò che i popoli hanno costruito.

Così come i pugliesi 30 anni fa sono ripartiti dall’umanità, abbiamo il compito di investire anche noi su questo sentire comune, rimarcando la differenza che c’è tra odio e fraternità”.

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