Si sono tenuti oggi i primi interrogatori circa il cosiddetto terremoto che ha scosso, nei giorni scorsi, il Tribunale di Brindisi e i suoi dintorni. Sono stati ascoltati nel pomeriggio dal Gip di Potenza Lucio Setola, alla presenza del sostituto procuratore oltre che dei loro legali di fiducia, infatti, gli indagati ristretti nel carcere di Melfi: il giudice Gianmarco Galiano, il commercialista Francesco Oreste Pepe Milizia e l’imprenditore Massimo Bianco. Il primo, assistito dal legale Raul Pellegrini del Foro di Foggia, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, in attesa di conoscere e studiare meglio la documentazione probatoria. Hanno risposto invece alle domande Pepe Milizia – autore di dichiarazioni spontanee – e Bianco, difesi rispettivamente dai legali Roberto Palmisano del Foro di Brindisi (Pepe Milizia) e Domenico Attanasi del Foro di Brindisi e Sebastiano Flora del Foro di Potenza (Bianco). In particolare, l’imprenditore ha risposto punto su punto per due ore e mezza alle domande di Gip e Pm. Cos’abbiano dichiarato Pepe Milizia e Bianco lo sanno, per ora, soltanto i magistrati e i difensori. Di sicuro, per tutti e tre gli indagati, sono state chieste misure meno restrittive rispetto a quella della reclusione cautelare. L’esito delle richieste, se favorevole o meno, si conoscerà nei prossimi giorni. Intanto, tra domani (martedì 2 febbraio) e dopodomani (mercoledì 3 febbraio) saranno ascoltate le altre persone indagate: l’avvocata Federica Spina (ex moglie di Galiano), l’ingegnera Annalisa Formosi (ex moglie di Pepe Milizia e presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Brindisi), l’avvocato Francesco Bianco (cugino dell’imprenditore Massimo e amico del giudice Galiano).
Gli indagati sono in totale 21, tra i quali altri due magistrati brindisini. Nei giorni passati, in particolare il 28 gennaio, il Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Brindisi, coordinato dal procuratore capo di Potenza Francesco Curcio.
Le accuse sono, a vario titolo, di estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
L’inchiesta fu avviata nel 2017.
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