Il Consiglio di disciplina territoriale dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia (Lucia Schinzano presidente, Maurizio Francesco Bartolomeo Marangelli relatore, Maurizio Tardio segretario) ha archiviato il procedimento aperto nei confronti del direttore dello Strillone Eliseo Zanzarelli, che nel mese di aprile diffuse la notizia della positività al Nuovo Coronavirus di alcuni esponenti della Giunta di Oria. Secondo la “Procura” dell’organo di autogoverno professionale, insomma, il collega non violò in quel caso la deontologia professionale e, va da sé, assolse i suoi compiti di puntuale informazione pubblica costituzionalmente garantiti.
Il vicesindaco del Comune di Oria Angelo Mazza, all’epoca positivo al Sars-CoV2 e poi fortunatamente guarito, presentò non uno ma ben due esposti all’Ordine (il 30 aprile 2020 e il 5 novembre 2020) per chiedere una punizione esemplare nei riguardi del giornalista, reo – a suo dire – di aver violato con quel post, pubblicato in data 8 aprile, la privacy sua e del suo nucleo familiare.
Non così per il Consiglio di disciplina dell’Ordine, che prima di procedere si è fondato su pareri legali qualificati e sulle pronunce del Garante della Privacy, il quale già illo tempore aveva escluso dalla tutela sulla riservatezza i personaggi pubblici. Ed effettivamente, gli amministratori possono essere considerati a tutti gli effetti dei personaggi pubblici non solo quando salgono sui palchi per tenere i comizi, ma anche e probabilmente soprattutto quando – investiti dal consenso popolare – si assumono onori e oneri connessi al loro mandato.
“È più semplice che un cittadino entrato a contatto con un amministratore ricordi di averlo incontrato – afferma Zanzarelli – piuttosto che un amministratore ricordi tutti i cittadini incontrati, spesso tantissimi, durante la giornata: il senso di quella pubblicazione fu esattamente quello e non altri. Spiace constatare come, spesso e magari mal consigliati, a tutela della propria presunta riservatezza possa, purtroppo, capitare di mettere a repentaglio la salute degli altri.
Lo dissi e lo ripeto: se un giorno scoprissi di aver contratto una malattia contagiosa come quella in oggetto, lo direi tranquillamente e senza vergogna: non per protagonismo o altro, solo ed esclusivamente a garanzia dei miei cari e delle persone che abbia eventualmente incontrato lungo il mio percorso professionale e non solo. Poi, ovvio, ciascun dal proprio cuor l’altrui misura, ma a volte si tratta semplicemente di comprendere, ascoltare, essere prima ancora che mostrarsi sensibili. Si resta umili e utili, confidando nelle ulteriori ed eventuali fasi della giustizia, professionale ed ordinaria, ma nella pura consapevolezza di aver agito esclusivamente nell’interesse della comunità. Mi riservo, ovviamente, le più opportune azioni legali nei riguardi degli autori di post calunniosi e di chi, impudentemente, commentò gli stessi, nell’esprimere pietista solidarietà eppur a volte avendo ecceduto nel farlo, fondata sul pathos disinformato del momento.
Un ultimo pensiero lo rivolgo ai bravissimi legali, i miei sì, che consultai sia prima che dopo la pubblicazione. In ordine alfabetico: Antonio Andrisano, Domenico Attanasi, Raffaele Pesce”.
Insomma, Mazza e altri assessori, come purtroppo altri milioni di persone al mondo, avevano contratto il virus. E si poteva scrivere. Nulla di speciale, nulla di cui vergognarsi.
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