Un’altra esperienza di vita vissuta, da parte di un nostro lettore, in era Covid:«Direttore buonasera,
è possibile che una persona che ha sintomi da Covid per avere un tampone deve aspettare una vita?
Le spiego. Sabato sono tornato da lavoro con febbre e tosse. Contatto il medico curante che intanto mi prescrive la Tachipirina. Lunedì ricontattato il medico e mi dice che i sintomi sono compatibili con il Covid e bisogna fare il tampone: vieta di uscire da casa a me e a tutta la mia famiglia. Velocemente, ritiro mio figlio dalla scuola elementare per evitare contagi nel caso il mio fosse Covid. Passano i giorni ma dalla Asl nessuna chiamata, così chiamo i numeri di riferimento per contattare chi gestisce il drive in di Francavilla Fontana, ma risultano incredibilmente sempre spenti. Nenache il centralino dell’ospedale mi risponde. Alla fine, insomma, decido di fare il test a pagamento. Chiamo il centro autorizzato di Mesagne e mi rispondono che non se ne parla: se ho sintomi, devo rivolgermi al medico aprire la segnalazione all’Asl. Non ci sono altre vie, neanche a pagamento. Mi scusi per lo sfogo, direttore, ma ormai, siccome non sto tanto bene e nessuno mi dà retta, sto pensando di chiamare le pompe funebri, che là mi rispondono sicuro. Almeno rispondessero al telefono e mi dicessero che c’è da aspettare e quando eventualmente andare. Tra l’altro, io non posso rientrare a lavoro fino all’esito (spero negativo) del tampone e mio figlio non può andare a scuola. Siamo tutti chiusi in casa, c’è da fare la spesa e sbrigare tanti altri servizi ma non possiamo. Cosa devo fare? Denuncio tutto e tutti in caserma? Non voglio chiamare il 118 perché forse in quel momento quell’ambulanza in quel momento potrebbe servire a qualcuno che sta peggio di me e di noi. Mi scuso nuovamente per lo sfogo, ma siamo davvero esasperati. Conto nel suo segreto professionale».
