Nessuno ha parlato, com’era nelle loro facoltà. Si sono tenuti oggi gli interrogatori dei quattro indagati finiti in carcere l’altro giorno nell’ambito dell’operazione di polizia giudiziaria “Family Affairs” (affari di famiglia), condotta dai carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana, guidati dal capitano Gianluca Cipolletta, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dalla Gip del Tribunale di Lecce Gulia Proto su richiesta della sostituta procuratrice Giovanna Cannarile – a carico di 12 persone (il dodicesimo si è costituito proprio ieri, di ritorno dalla Germania) indagate per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione di armi e munizionamento anche da guerra.Dopo le domande rivolte ieri ai destinatari dei domiciliari, oggi – a distanza, per misure anti-Covid – sono stati ascoltati i principali indagati: Giuliano Parisi, 39 anni, detto “Dottore”, già detenuto per l’omicidio di Francesco Galeandro, avvenuto nel marzo 2017 a Pulsano; il padre 61enne Damiano Parisi, detto “Nonno”; il 28enne Gabriele Balestra, detto “Avvocato”, rintracciato nel Bergamasco; Giuseppe Candita, 22 anni, detto “Peppo Cucu”.
Tutti, in attesa dell’elaborazione di una strategia difensiva, fondata su di un maggiore approfondimento dell’incartamento investigativo ed accusatorio, hanno scelto la via del silenzio. Per tutti è comunque confermata la misura cautelare, sebbene la il legale di Candita abbia preannunciato il ricorso al Tribunale del Riesame (ex della Libertà).
Nella giornata di ieri, sempre davanti al Gip leccese, avevano sfilato – in presenza – altri sette indagati sottoposti ai domiciliari: cinque di loro avevano taciuto, due (Francesco De Fazio, 30 anni, e Marco Manelli, 31) avevano negato ogni addebito. Nel primo caso, secondo il difensore, vi sarebbe stato un “clamoroso scambio di persona” in quanto le intercettazioni telefoniche si sarebbero basate soltanto di una scheda Sim intestata a lui ma non a lui in uso. Nel secondo caso, Manelli avrebbe avuto semplicemente a che fare con un altro degli indagati soltanto perché legato a lui da un’amicizia storica che li lega fin da quando erano bambini: “episodi fortuiti”.
Nei prossimi giorni sarà ascoltato anche il 28enne Vincenzo Gelo (l’undicesimo uomo) che, rientrato dalla Germania, si è presentato spontaneamente in caserma accompagnato dal suo legale (Franco Fistetti).
Nelle pagine della corposa ordinanza (196) si legge anche di presunti agganci con la Sacra corona unita, in particolare quando a un noto esponente locale dell’organizzazione criminale erano stati chiesti soldi (in realtà, non ricevuti dagli odierni indagati) e protezione (in realtà, solo un beneplacito). Di qui il passaggio del fascicolo d’inchiesta (aperto nel gennaio 2017), per competenza, dalla titolarità della Procura di Brindisi a quella distrettuale antimafia di Lecce.
La denominazione dell’operazione di polizia giudiziaria (affari di famiglia) è legata al fatto che diverse tra le persone sottoposte a indagini risultino imparentate tra loro.
I carabinieri, complessivamente, nel corso delle investigazioni, hanno sequestrato 400 grammi di cocaina, 750 grammi di marijuana, 1,4 chili di hashish. E ancora, un kalashnikov, 7 pistole, 3 fucili, due bombe carta artigianali e 25 chilogrammi di tritolo. L’esplosivo era nascosto nella masseria della famiglia Parisi, per gli inquirenti sede principale dell’associazione.
Gli avvocati che si stanno occupando del caso – distrincandosi, petaltro, nelle nuove regole per contenere il contagio – sono, oltre a Fistetti: Domenico Attanasi, Antonio Andrisano, Luigi Galiano, Tommaso Resta, Donato Manelli, Roberto Palmisano, Giancarlo Camassa, Francesca Distante, Ladislao Massari.
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