Francavilla, un’operatrice sanitaria: «Non siamo untori, ci e vi proteggiamo, anche noi abbiamo famiglie ad attenderci…»


Si riporta qui di seguito l’appello-sfogo di un’operatrice sanitaria in servizio presso l’ospedale No Covid di Francavilla Fontana, operatrice della quale della quale – per una precisa e consapevole scelta editoriale – sarà omesso il nome, a lettori, pazienti e familiari di questi ultimi:

«Siamo ancora in attesa di nuovi riscontri per quanto concerne i tamponi effettuati nei giorni scorsi a tutti noi operatori della sanità dell’ospedale “Dario Camberlingo” di Francavilla Fontana. I primi risultati ci fanno ben sperare, nel senso che probabilmente il virus potrebbe essere arrivato dall’esterno, considerata la negatività di un discreto numero di colleghi nei reparti-chiave interessati da contagi tra i pazienti.

Vorrei però che voi dello Strillone, che siete stati al nostro fianco in questo  difficilissimo periodo, ribadiste un concetto: noi non siamo degli untori, lavoriamo tutti i santi giorni con coscienziosità e utilizzando ogni dispositivo di protezione individuale a nostra disposizione. Lo dico perché diversi tra lettori e commentatori sui social non hanno ben compreso né i nostri sforzi, né probabilmente il senso degli articoli da voi puntualmente pubblicati.

Se ve ne fosse bisogno, tengo a ribadire che anche noialtri a casa abbiamo delle famiglie che ci aspettano e che dobbiamo proteggere, così come proteggiamo ogni santo giorno ogni singolo paziente, oltre che noi stessi.

Purtroppo, molta gente è asintomatica e può capitare che sia positiva o contagi altra gente o noi operatori. È un rischio che ci prendiamo, che siamo costretti a prenderci, anche se ne faremmo volentieri a meno. Il nostro non è un lavoro come altri, è anche una missione quotidiana alla quale non possiamo e non vogliamo sottrarci.

Non siamo degli eroi, questo sia chiaro. Siamo dei lavoratori che svolgono il loro compito e che cercano di aiutare chi sta peggio.

Ci auguriamo, d’altra parte, che si facciano dei tamponi a tutti i pazienti prima del ricovero nei reparti.

Siamo tutti sulla stessa barca. Nessuno, non noi e neppure voi, siamo degli portatori volontari di una patologia che, oggi come oggi, può davvero colpire chiunque»

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