Sarà una Pasqua – non Pasqua, la prossima. E lo sarà ovunque, anche a Francavilla Fontana, dove la Pasqua è – da sempre – fede e folklore. Fino allo scorso anno, l’atavico quesito era: deve prevalere la prima o il secondo? Si può trovare un compromesso tra sentire religioso interiore e spettacolarizzazione del tutto?
Ecco, queste domande – pur legittime e mai dalle risposte univoche – nel funesto annus horribilis 2020 lasciano il tempo che trovano: né pappamusci, né crociferi, né Misteri. Nulla. Per una delle poche volte nella storia più che settecentenaria della Città degli Imperiali, la Settimana Santa sarà sottotono. Anzi, non sarà quasi affatto ciò che era.
L’ha anticipato, sebbene ancora in via prudenziale, monsignor Alfonso Bentivoglio, arciprete della basilica minore del Santissimo Rosario:
«Personalmente, non penso che i Riti della Settimana Santa si svolgeranno. Volesse il cielo che l’epidemia terminasse improvvisamente, ma sarebbe comunque difficile e inopportuno consentire gli assembramenti e rischiare di favorire la diffusione del contagio. Purtroppo, ritengo che quest’anno i Riti non si svolgeranno. Per lo meno, non nelle modalità conosciute da tutti».
Pasqua – intesa, per i cristiani, come momento di rinascita – sarà pur sempre Pasqua, ma mai come in quest’occasione dovrà essere vissuta solo ed esclusivamente dentro e per “dentro” s’intende anche all’interno delle proprie case.
Si pensa a come garantire almeno un minimo di ciò che fino a circa 12 mesi fa sembrava scontato, inscalfibile, letteralmente scolpito nelle chiese antiche e soprattutto nelle menti dei cittadini francavillesi: celebrazioni raccolte e più sobrie, niente assembranti. L’eco di chi si troverà quasi da solo a predicare nelle chiese che non potranno risuonare neppure di preghiere e bisbiglii. Nessuna croce lignea trascinata a fatica per le strade del centro. Il suono delle trenule? Al massimo da sopra i balconi, nessun battaglino.
«Anche se non ci saranno quelle manifestazioni cui siamo legati – avverte don Alfonso – prepariamoci a vivere la Santa Pasqua restando in casa, riscoprendo il valore della preghiera famigliare. Voglio rivolgere un abbraccio paterno a tutti, un abbraccio a distanza che anticipa quello vero, quando avremo superato questa difficile prova. E allora – continua il parroco – riscopriamo quello che avevamo dimenticato, rafforziamoci comprendendo meglio i valori umani e cristiani. Seguiamo la scienza, i medici e la ricerca, ma continuiamo a riporre fiducia nel Signore. L’inverno potrà prolungarsi, ma – conclude don Alfonso – presto arriverà la primavera».
Eliseo Zanzarelli
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