Covid-19 e bestialità
L’emergenza Covid-19 è, appunto, un’emergenza sanitaria senza precedenti. Non Italia, nel mondo. Il nostro Servizio sanitario è un signor servizio sanitario: poco personale, ma fortissimo, preparatissimo. Dobbiamo preservarlo. Dobbiamo preservare, oggi più che mai, quel personale sanitario – medici e paramedici – che eroicamente, sì, eroicamente, sono al lavoro per noi.
Nel rispetto che dobbiamo loro c’è anche quello di non prendere in giro i nostri “angeli” della sanità.
In che senso? È presto detto.
Sono due i casi più odiosi di questo difficilissimo periodo di “quarantena” imposta, imposta a tutti, al di là dei tecnicismi (se vogliamo, lo chiamiamo “isolamento volontario” o “misure straordinarie”. Cambia poco).
Caso 1: chiamo il 118 per fesserie
Riferisco tutti i sintomi del Sars – Cov 2, ma poi non ne ho neppure uno. L’ipocondria non giova, anzi, sottrae assistenza a chi ne abbia realmente necessità. Persino essere trasportati in ospedale non serve a nulla! Se non si è stati contagiati, si rischia di contrarre il virus in ospedale!
Caso 2: chiamo il 118 e nascondo i sintomi
Caso ugualmente o, anzi, più grave. Chiamo il 118 e non riferisco di nessuno dei tre sintomi Covid-19: né febbre, né tosse, né dispnea (difficoltà respiratoria). Il personale del 118 arriva a casa mia e si trova di fronte a un caso sospetto di contagio da Nuovo Coronavirus. E così quelle donne e quegli uomini – medici, infermieri, soccorritori – rischiano il contagio per colpa mia.
Conseguenze
La conseguenza più grave è quella di perdere personale di soccorso e cura sempre preziosissimo, ma in questo particolare periodo storico ancor più. La conseguenza personale è che si rischia d’incorrere in denunce per uno o più reati serissimi, puniti persino con la reclusione, oltre che con sanzioni pecuniarie non da poco.
L’appello
Siamo responsabili, non esageriamo né sottovalutiamo. Rispettiamo l’operato di chi è in prima linea nell’interesse di tutti, di chi mette a repentaglio – per senso del dovere e passione – la propria stessa vita per quella degli altri.