Covid-19 – L’editoriale: «Sui dati occorrono maggiori coraggio, tempestività e trasparenza da parte degli amministratori»

di Eliseo Zanzarelli
Pur nel massimo rispetto delle istituzioni e dei ruoli: così, proprio, non va.
Di questi tempi, la comunicazione, a maggior ragione quella istituzionale, non è soltanto importante, ma fondamentale.
Lo è nella vita quotidiana e ordinaria, figurarsi nell’emergenza.
Viviamo, tutti quanti, un periodo straordinario – ossia, extra ordinem, fuori dall’ordinarietà – che nessuno prima di noi ha vissuto.
Un periodo che ha richiesto l’adozione di misure drastiche, inimmaginabili fino a dieci giorni fa, per una comunità occidentale evoluta e, di pari passo, civilizzata.
Restrizioni alla libertà personale mica da poco: uscire il minimo indispensabile, giustificare gli spostamenti, rinunciare al lavoro e persino agli affetti, ecc.
Obiettivo: limitare i contatti e, di conseguenza, i contagi.
Giusto, giustissimo: lo si sta facendo.
Ma…
Se tempi straordinari richiedono misure straordinarie, allora che questa massima valga per davvero.
I tamponi, qui in Puglia, procedono già di loro a rilento. La divulgazione dei risultati dei test, se possibile, procede ancora più a rilento.
I bollettini giornalieri, diramati dal presidente della Regione, spesso si riferiscono a dati di due-tre giorni prima.
Le ASL pugliesi sono in sofferenza totale.
E i sindaci, massime autorità sanitarie sul territorio, in tutto ciò, dove sono, cosa fanno, come si comportano?
A volte bene, spessissimo malissimo: lenti, farraginosi, tentennanti, pilateschi, in attesa di sapere dall’ASL (oberata) chi, cosa, come, quando e perché.
I cittadini hanno il diritto-dovere di sapere se il loro vicino di casa sia positivo o meno al Covid-19.
I sindaci avrebbero il dovere, quantomeno morale, d’informarli in tempo reale o quasi. E, invece, cosa succede? Nulla, al limite inusitati scaricabarili.
Sindaci silenti, in balia delle onde e trincerati dietro un ingiustificato e mai giustificabile – di questi tempi, si ripete: tempi di emergenza – rispetto della privacy.
Un rispetto della privacy e un’omissione di dati sensibili – trattandosi di salute – che però potrebbero tramutarsi in un ulteriore vulnus per la comunità.
I sindaci s’informino (qualcuno già, in parte, lo fa) e comunichino tempestivamente i casi accertati nei comuni sotto la loro giurisdizione. I sindaci e/o gli assessori alla Sanità dicano chi: nomi, cognomi, ambiti lavorativi e sociali.
Gli amministratori, insomma, escano dalla loro comfort zone e si assumano responsabilità straordinarie al pari dell’emergenza in corso.
Al di là del rispetto del diritto alla riservatezza, si consenta ai cittadini di sapere se, per caso, possano essersi malauguratamente trovati a contatto con una persona infetta.
Si badi bene: nessuna caccia all’untore. La pandemia da Nuovo Coronavirus – perché di ciò si tratta, di una malattia globale – ha assunto contorni così ampi e indefiniti da poter colpire, ormai, chiunque e ovunque.
E, allora, chi di dovere s’informi perbene sul chi, cosa, come, quando, dove e perché. E dopo averlo fatto, lo dica pubblicamente.
Con ciò, oltre ad adempiere un proprio dovere, contribuirebbe ad aiutare gli amministrati.
Se io, cittadino del comune x, potrei aver avuto contatti col mio vicino contagiato dal Covid-19, posso aspettarmi di saperlo per regolarmi di conseguenza o no?
Certo che sì. E, allora, non se la prendano gli ammalati. Per loro, nessuna condanna. Ma, in tempi così strani, la privacy potrebbe e dovrebbe essere un bel po’ compressa.
Non ci si deve vergognare di essere contagiati né ci si deve imbarazzare a fornire dati realmente utili alla popolazione, sia essa sana, a rischio o già infetta.
E, dunque, siamo coraggiosi e responsabili tutti. Ché restare a casa potrebbe non essere sufficiente.
Fuori gli attributi, cari amministratori. E fuori nomi e circostanze. Nell’interesse della collettività, ovvio. Stavolta tappare le buche, potare gli alberi, incentivare l’uso delle bici e altre amenità assortite potrebbe, sul serio, non bastare.
P.S.: chi scrive, nel caso di contagio suo o di persone a lui prossime, ne darà pubblica comunicazione, senza vergogna né reticenze. 
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