Coronavirus, di seguito la ricostruzione dei fatti da parte del diretto interessato, ossia il primo presunto contagiato ufficiale pugliese (che attende l’esito del secondo tampone da Roma):
“Mi hanno detto di partire perchè non sono stato a contatto con le persone malate. Ho preso il volo Easy Jet del 24 alle ore 15 da Malpensa e sono partito: nessun blocco nessuna strada chiusa nessun controllo all’aeroporto». A parlare, attraverso una lettera che ha fatto uscire dall’ospedale di Taranto dove è ricoverato da due giorni in isolamento, e pubblicata su Manduriaoggi.it, è il torricellese positivo al primo tampone del coronavirus e per il quale si attende conferma dallo Spallanzani di Roma.
Nella lettera l’uomo descrive sinteticamente il tragitto fatto nei cinque giorni in cui è stato nel piccolo comune di Caselle Lurani, in provincia di Lodi, da dove si è poi recato a Codogno, epicentro della diffusione del virus, per andare a trovare sua madre ricoverata in una struttura per malati di Alzheimer.
«Mentre ci prepariamo per andare a trovarla – scrive il torricellese – sentiamo in tv le notizie relative alla situazione di Codogno e contattiamo la struttura (dove è ospitata sua madre, NdR), la quale ci rassicura e ci dice che potevamo andare a trovare la mamma.
Arrivati li – prosegue – ci comunicano via telefono che non era possibile accedere e di tornare a casa: è proprio quello che abbiamo fatto. In serata poi apprendiamo dalla tv che tutto il paese era bloccato. Abbiamo chiamato per conferma e comunque non ci siamo più recati li. Un giorno prima di partire ho chiamato i numeri messi a disposizione, dicendo ciò che vi scrivo qui ora».
Il 23 febbraio, quindi il giorno dopo il decreto ministeriale che blinda i comuni della cosiddetta cerchia rossa lodigiana, il torricellese avrebbe chiamato il medico curante della cognata il quale gli avrebbe inviato una email «con tutte le indicazioni che ho seguito alla lettera e nella quale diceva, essendo io asintomatico – fa sapere l’interessato -, potevo partire, ma in via precauzionale di mettermi in quarantena».
Così alle ore 15 del giorno dopo, 24 febbraio, il torricellese ha preso il volo da Milano Malpensa ed è tornato in Puglia dove avrebbe rispettato la quarantena e avvisato le autorità cittadine.
«Come sono arrivato ho contattato i vigili – racconta -, non sapendo qual era la situazione. Mi è stato riferito che, essendo stato a contatto a casa da mio fratello, dovevo stare in un periodo di quarantena anche se non ho avuto nessun contatto con lui. Ho allora chiamato i vigili, gli unici ad avermi risposto: a loro ho raccontato tutto».
Durante la notte ha avuto brividi di febbre così ha informato il suo medico di fiducia, Giuseppe Turco, il quale ha attivato le procedure previste. Nella parte finale della lettera lo sfortunato protagonista esprime la sua amarezza per le reazioni scomposte di molti cittadini che soprattutto sui social lo hanno già condannato come un appestato diffusore del virus.
«Vivo isolato – scrive – ma evidentemente non abbastanza, e spero di avere le spalle forti per sopportare tutta la cattiveria che sapete esprimere. Scatenatevi, dai, potete qui dire e giudicare tutti. Voi avreste fatto ciò che ho fatto io: queste erano le direttive. Spero solo che adesso ho saziato la vostra immonda curiosità, visto che io di ufficiale sono in attesa del secondo tampone. Ora potete pure sfogarvi!».
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