Estorsione ai danni dei lavoratori, coppia d’imprenditori patteggia la pena


Hanno patteggiato la pena di due anni e otto mesi di reclusione (oltre a una multa di 4mila euro) gli imprenditori Vincenzo Magrì e Maria Lucia Scatigna, sua moglie, titolari del noto mobilificio “Magrì Arreda” con sede principale a Francavilla Fontana e succursali in diverse località della Puglia. I due, così come la loro ex dipendente Luciana Piroscia (per lei patteggiamento a due anni, quattro mesi e multa di 2mila euro), erano imputati per estorsione a danni dei lavoratori e auto-riciclaggio di denaro. Tutti e tre gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Massimo Manfreda e Vittorio Rizzi. La condanna è giunta nella giornata di ieri ed è stata emessa dal giudice monocratico Vittorio Testi, che ha accettato gli accordi sulla pena da irrogare, intercorsi tra la Procura e i legali.

Hanno optato per il rito abbreviato gli altri imputati Francesco Sternativo e Giacomo Gallone, rito ordinario invece per Cosimo Di Maria e Giuseppe Saracino. Buona parte dei lavoratori si è costituita parte civile.

Nella richiesta di rinvio a giudizio si leggeva: “Minacce a 46 lavoratori del mobilificio Magrì Arreda per procurarsi un ingiusto profitto pari a un milione e 160.892 euro, determinato dalla mancata corresponsione di ciò che era dovuto ai dipendenti”. Fu contestato anche l’auto-riciclaggio di una “somma pari a 236.754 euro, avendo commesso il delitto non colposo di cui al capo precedente”, ossia l’estorsione, “per il pagamento in nero delle retribuzioni di alcuni lavoratori non regolarmente assunti”.

Il procuratore capo Antonio De Donno chiese il giudizio anche per Di Maria e Gallone, assieme a Magrì e Scatigna, “quali istigatori, con l’accusa di falsità ideologica in relazione ai verbali di conciliazione sottoscritti dai due, in qualità di pubblici ufficiali, negli “uffici della Cisl o della Uil di Francavilla Fontana”.

 

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