Dopo un anno e mezzo, ecco forse i primi scricchiolii – perlomeno pubblici – nella maggioranza che sostiene la sindaca di Oria Maria Lucia Carone. Nei giorni scorsi, in un paio di occasioni, il presidente del Consiglio comunale Cosimo Patisso ha assunto un comportamento che, a quanto pare, non sarebbe piaciuto ai suoi colleghi di coalizione.
In particolare, durante l’ultima seduta delle assise, Patisso non ha esitato a bacchettare in almeno due circostanze proprio la sindaca: in una prima occasione, quando ha sottolineato come non avesse risposto in modo completo ed esaustivo a un’interrogazione formulata dal consigliere comunale di minoranza Domenico D’Ippolito (il quale le aveva chiesto come mai, nonostante siano trascorsi diversi mesi, non sia stata ancora in grado di indicare un assessore a Cultura e turismo, dopo le dimissioni della scorsa estate di Edmea Grassi);
in una seconda occasione, quando le ha tolto la parola affinché fossero rispettati i tempi prestabiliti per gli interventi. Cosa legittima ma, secondo alcuni, un po’ forzata e istituzionalmente sgarbata.
Si mormora che già in precedenza, circa una settimana prima, Patisso non avesse gradito l’atteggiamento assunto dalla stessa Carone nel corso l’insediamento del Consiglio comunale dei ragazzi. In quel caso, infatti, pare che al presidente non fosse andato giù il fatto che la sindaca avesse preso interamente per sé lo spazio e la scena, senza aver consentito ai consiglieri (adulti) presenti – sia di maggioranza che di minoranza, dato che il Consiglio comunale dei ragazzi fu votato all’unanimità – di prendere la parola.
Qualche frizione, inoltre, si sarebbe verificata al momento di eleggere il presidente dell’Ambito sociale: non è un mistero che Patisso avrebbe sostenuto appieno la candidatura del suo collega di partito nonché amico Giovanni Barletta (sindaco di Villa Castelli), mentre gli altri sostennero quella di Giuseppe Bellanova (consigliere di Francavilla Fontana) poi effettivamente eletto.
A parte ciò, sembra che da qualche tempo Patisso, il quale ha comunque sempre formalmente sostenuto e votato i provvedimenti dei suoi colleghi, si senta un po’ “stretto” e non in piena armonia in quella che fu eletta a furor di popolo come la Coalizione del Cambiamento.
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