Erchie in Giubilo, considerazioni e numeri post evento: superate le 70mila presenze?

Certe “cose” meglio analizzarle ed eventualmente raccontarle, come si suol dire, a mente fredda. Il trasporto del momento, infatti, può condurre ad analisi troppo emotive e l’emotività, di per sé, stride con lo stesso concetto di analisi, spesso vanificandolo.
L’eccezionale – forse irripetibile – presenza delle spoglie di Sant’Irene (patrona) e Santa Lucia (protettrice) hanno per ben 11 giorni, dal 24 aprile al 4 maggio, scandito i momenti e persino i ritmi quotidiani di un’intera comunità che, tra fede e spettacolo, ha vissuto un’esperienza più unica che rara.
Chissà se, quando e dove le martiri Lucia e Irene – così antiche eppure così moderne nel loro essere donne bistrattate e infine uccise – si rincontreranno. Chissà se ciò, se quanto accaduto durante Erchie in Giubilo, davvero potrà succedere di nuovo negli anni e nei secoli di là da venire.
Ciò ch’è stata Erchie nelle ultime due settimane ha rappresentato qualcosa di grandioso e dunque ora che, da 48 ore circa, Irene e Lucia sono ritornate rispettivamente a Catignano (Pescara) e Venezia, si diceva, se ne può parlare a mente fredda e di conseguenza più lucida.
Cos’ha rappresentato, a parte la storicità, la loro ostensione?
Qual è stata la sua ricaduta, immateriale e materiale, sul territorio?
Erchie in Giubilo ha rappresentato tante cose, sia sotto un profilo religioso che civile, si potrebbe dire anche sociologico, oltre che laico e persino profano.
Erchie in Giubilo ha mostrato come una piccola comunità, purché lo voglia, possa diventare grande e accogliere – seppure coi suoi mezzi, limitati demograficamente e in quanto a strutture, ma enormi in termini di umanità e impegno – migliaia e migliaia di persone.
Sì, perché il punto è proprio questo. Se lo sono chiesti e se lo continuano a chiedere in tanti: ma, alla fine, quanta gente è passata da Erchie nell’ultimo periodo?
Snocciolare dati, in casi simili, non è affatto facile. Neppure, però, impossibile.
Nel 2014, quando soltanto il corpo di Lucia giunse in paese, le presenze furono stimate in circa 70mila sebbene di rado piazze, chiese e locali pubblici – a sentire chi ci fu e i titolari degli esercizi – si fossero presentati quotidianamente colmi come in quest’ultima occasione.
E, allora, si parta da questo dato e a questo dato si aggiungano quelli dei tre concerti (Nomadi, Brusco e Vibrazioni) cui hanno preso parte almeno 23mila persone (social, foto a campo largo e droni in ciò, oggigiorno, sono di grande aiuto).
Si aggreghi queste cifre il flusso extra-spettacoli, corroborato dai dati parziali raccolti da Pro Loco e Volontari della Santa Accoglienza, oltre che dal registro degli ospiti nel Santuario – dove qualcuno ha addirittura scritto di guarigioni – e non è difficile immaginare che quota 70mila possa essere stata superata.
Potrebbe non essere un azzardo, quindi, ipotizzare almeno 75mila visitatori, con una media di circa 6.800 persone al giorno (compresi, ovviamente, i residenti che, più spesso rispetto al solito sono usciti a fare un giro in piazza per assistere a una messa o a uno dei tanti eventi).
Di questi tempi, inoltre, è meno difficile, in confronto col passato, saggiare l’interesse verso una manifestazione.
Come, perché? Semplice: perché esistono e sono molto più radicati internet mobile e, specialmente, i social network.
Se ci si limita ai dati de Lo Strillone – i soli, per ovvie ragioni, in nostro possesso – in 25 giorni Erchie in Giubilo ha raggiunto e in parte coinvolto su facebook più un milione di utenti, moltissimi dei quali hanno “reagito” ai post e alle dirette con like, commenti e condivisioni.
Segno inequivocabile, insomma, che l’iniziativa per cui si è spesa, economicamente e umanamente, un’intera comunità – Amministrazione, uffici comunali, imprese ed esercizi del territorio, associazioni, singoli cittadini, nessuno escluso – ha colto nel segno e calamitato un’attenzione che, perlomeno a queste latitudini, prima d’ora può dirsi non aver mai lontanamente avuto pari.
Quelle teche di cristallo e quei vessilli paradigmatici di cristianità e umanità, di sacrificio e amore, nei giorni ercolani, sono stati accolti, custoditi, protetti, coccolati, venerati, come meglio non si sarebbe potuto.
Qualcuno, con un’espressione un po’ così, ha parlato di un’operazione finalizzata al cosiddetto turismo religioso. Una tesi che, per carità, non configura mica gli estremi di una bestemmia.
Per Erchie in Giubilo si potrebbe però parlare tranquillamente e in modo più appropriato semplicemente di una cittadina che – malgrado le dimensioni ridotte – non ha poi così poco da offrire. E, infatti, negli ultimi giorni ha voluto, saputo dare tanto. Perché forse è proprio vero: in fondo, basta crederci…
Eliseo Zanzarelli

 

 

 

 

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