In quella stessa zona, i militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Brindisi hanno individuato e fermato uno dei presunti autori del colpo, e cioè il 36enne brindisino Vito Braccio proprio mentre tentava di allontanarsi dalle palazzine popolari del quartiere Sant’Elia. Il suo atteggiamento è parso nervoso e sono poi emersi diversi contatti avuti poco prima della rapina con un’altra persone: il 38enne brindisino Alessandro Muscio.
Non lontano dal punto in cui è stato fermato uno dei due, nel cassone di una motoape parcheggiata in strada, è stata recuperata parte del bottino: 17 orologi di varie marche e un anello da donna, tutto sequestrato.
Nel corso delle successive verifiche è stata anche trovata l’arma utilizzata durante la rapina: una pistola scacciacani, nascosta nella tromba delle scale al quarto piano dello stabile popolare in via Cremona (quartiere Sant’Elia). L’arma era stata camuffata in un sacchetto di pellet sul pianerottolo da cui si accede al terrazzo. Successivamente è stato rintracciato anche l’altro sospettato: Muscio presentava escoriazioni a una mano (compatibili con l’inciampo durante la fuga a piedi inseguito dalla madre del titolare).
I due sono quindi stati sottoposti a fermo di polizia per la rapina in gioielleria e ai danni dell’automobilista. Dopo le formalità, sono quindi stati condotti nel carcere di Brindisi.