
Il pubblico ministero Iolanda Daniela Chimienti ha così ricostruito l’accaduto dall’arrivo in pronto soccorso del pensionato fino alle sue dimissioni e, alla fine, ha accolto le tesi difensive dell’avvocato Cosimo Sarli, difensore del medico di turno quel giorno: la condotta della dottoressa fu, insomma, adeguata alla sintomatologia del paziente, non essendo stati rilevati elementi clinici indicativi di un traumatismo cranico in corso, traumatismo risultato due giorni dopo a seguito di una Tac effettuata presso l’ospedale di Brindisi, dove il 72enne fu anche sottoposto a intervento chirurgico. Così, sulla base della richiesta del Pm – fondata anche sulle risultanze di una Ctu – il giudice per le indagini preliminari Tea Verderosa ha nei giorni emesso decreto di archiviazione nei confronti del medico. Da parte sua, insomma, non vi furono negligenza, imperizia e imprudenza. Ciò, anche perché la dottoressa aveva comunque consigliato il ricovero del paziente, che fu invece riportato a casa dopo che i suoi familiari avevano firmato il foglio di dimissioni.
Deve ancora difendersi dalle accuse a suo carico – sempre omicidio colposo – il conducente dell’ambulanza finita contro l’albero, difeso dall’avvocato Michele Fino. Il nesso di causalità tra il sinistro e il decesso sarà tutto da dimostrare, così come la responsabilità dell’uomo che riferì di aver perso il controllo del mezzo dopo essere stato costretto una manovra di emergenza dall’invasione di corsia di un’automobile. Dal procedimento, nel frattempo, è emerso come l’ambulanza montasse pneumatici da neve.