Due anni circa per ricostruire parte di un frenetico primaverile ping pong di droga (marijuana, cocaina, eroina), armi e soldi tra Albania e Italia e con destinazioni Puglia, altre regioni della Penisola ma anche Germania e Svizzera. Al di qua delle coste dell’Adriatico, con funzioni perlopiù logistiche, ad attendere i carichi, c’erano almeno sei brindisini, quelli arrestati quest’oggi (martedì 12 febbraio 2019) dai finanzieri del Comando provinciale di Brindisi, che hanno eseguito altrettante ordinanze di custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Dda del capoluogo salentino. Novanta, nel complesso, gli indagati.
L’operazione “Fiori di primavera” – dal periodo dell’anno più fiorente per i traffici illeciti – è scattata nelle prime ore del mattino, quando gli investigatori delle fiamme gialle hanno bussato anche alle porte di casa del 52enne Giancarlo De Simone, di Oria (ora in via Appia) e dei brindisini Donato Carlucci (35 anni), Gianfranco Contestabile (51), Salvatore Santoro (51), Giuseppe Vantaggiato (41) e Francesco Tarantini (62).
Figurano anche loro tra i 27 destinatari delle misure disposte dal giudice per le indagini preliminari per aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti essendosi occupati – è la tesi accusatoria, con la quale ha concordato il Gip in base alle risultanze investigative della Gdf – del loro stoccaggio e della loro successiva commercializzazione in Puglia ma pure in Calabria, Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Liguria, Lombardia e persino Europa Centrale.
Le indagini partitono un biennio fa, a seguito dell’intercettamento da parte dei reparti aeronavali di Bari della Finanza, lungo le coste salentine, di uno sbarco di droga. Le intercettazioni hanno poi fatto emergere l’esistenza – sempre secondo l’accusa – di quattro gruppi criminali con basi nel Salento e ramificazioni tra Nord e Sud Italia. Nel corso delle indagini i finanzieri sono intervenuti 26 volte per arrestare in flagranza 31 persone e sequestrare otto tonnellate e mezza di marijuana e circa dieci chili tra eroina e cocaina.
Le posizioni più delicate e, non a caso, ritenute apicali, sarebbero state ricoperte da cittadini albanesi, che avrebbero letteralmente diretto l’intera organizzazione e finanche reclutato in patria gli scafisti. Questi ultimi sarebbero stati incaricati di partire alla volta del Belpaese con potenti gommoni caricati a dovere di tonnellate di droga, principalmente marijuana.
Il ruolo dei brindisini sarebbe invece stato tutto nazionale: allo sbarco dei gommoni, si sarebbero occupati loro di stoccare e immettere sul mercato nero le sostanze stupefacenti, ma sempre alle dipendenze del “capi” albanesi. Segno che questi ultimi, secondo gli inquirenti, si sarebbero ormai ben insunuati nel tessuto criminale locale e nazionale, al punto che l’inchiesta della Dda leccese è stata seguita anche dalla Procura nazionale antimafia – presente, oggi, a Lecce, il procuratore Federico Cafiero de Raho – e partecipata dallo Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata) della guardia di Finanza con sede a Roma.
Il risultato odierno è stato reso possibile non solo dal grande impegno della magistratura inquirente e dalle forze dell’ordine locali e nazionali, ma anche dalla collaborazione tra esse, le Autorità (Ministeri della Giustizia e dell’Interno, italiani e albanesi) e le forze di polizia del Paese delle Aquile.