Si pubblica qui di seguito una lettera giunta nei giorni scorsi sulla mail della Redazione:
Direttore, sia gentile.
Devo chiedere scusa ai governanti la città di Francavilla e mi auguro voglia anche stavolta darmi un po’ di spazio.
Sono già stato suo ospite qualche anno fa, spero ricordi, quando le descrissi di un mio quasi scontro con un palo dell’illuminazione spezzatosi lì, dove avevo parcheggiato la mia auto, a Francavilla.
Da qualche tempo ho preso casa a Oria perché ho trovato uno scorcio che mi ricorda la casa dei miei nonni, mille chilometri più in là.
Ma la simpatia per Francavilla è sempre tanta.
Ci sono tornato qualche sera fa e non ho perso l’occasione per andare a vedere quel lampione spezzato e mai riparato da sei, sette anni.
Cambiano gli amministratori, di destra gli attuali, di sinistra i precedenti, di estrema destra quelli di prima ancora; apparentemente diversi ma poi tra loro simili se prendo il lampione come metro di valutazione.
Nessuno scandalo, ovviamente, per carità.
Solo il verificarsi di quell’anatema tante volte ripetuto: il peggio per gli italiani è quello di avere governati che gli somiglino.
E quel lampione, spezzato e spento e mai riparato, per me sta a dimostrare che l’anatema vale anche per i francavillesi.
Fino all’altra sera però, perché poi mi sono ricreduto ed eccomi qui pronto a chiedere scusa, pubblicamente se lei me lo consentirà.
La vita, la realtà è sempre un’altra.
E quando ce ne accorgiamo dobbiamo essere coerentemente conseguenti, so che direbbe lei.
Quel lampione spento è lì a testimoniare l’amore dei governanti di Francavilla per i francavillesi.
Quel lampione spento è lì a testimoniare l’amore dei governanti per chi dei francavillesi approfitta di quella zona d’ombra per fare l’amore.
Non disattenzione degli amministratori ma affettuosità, la loro, ben disposta a chiudere un occhio o un lampione per il bene o per il cosino dei francavillesi.
Adesso che l’ho capito, chiedo scusa.
Non come qui, dalle parti del Gassman, una zona “t’imbarcu”, che a me sembrò il capolinea della navetta per Campomarino.
Difficile credere gli oritani provino ad imbarcarsi in collina invece che al molo.
O andare a funghi sott’acqua. O che Tripoli sia verso Manduria.
Essere insomma, avrebbe detto mio nonno, un po’ fuori di testa o di posto, delle vere e proprie barche nel bosco.
No, lì, sotto il lampione spezzato e rotto, il Vivaro della Opel, nove posti e vetri fumé arriva e si ferma sotto casa dei Mosce, dirimpetto a casa degli Estirpano.
Parcheggiato, accoglie una non più ragazzina, la fermata diventa sosta e mezz’ora dopo, minuto più o minuto meno, la sempre meno ragazzina si rassetta, saluta, scende e torna a casa. 350 metri più in là, dice Google Maps. Lui tira il fiato, potrà raccontare anche questa, il gusto è tutto lì.
Mezz’ora.
Amore genitale o genitoriale, mezz’ora è sempre mezz’ora.
L’altra sera però, martedì 29/01 se ho fatto bene i conti, all’imbrunire mi dicono siano arrivati i vigili urbani.
Il Faber De Andrè vide arrivare quattro gendarmi con i pennacchi, con i pennacchi… quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi.
Lì invece due vigili urbani.
Due vigili urbani che accanto al Vivaro non sapevano che fare.
Anzi, no. Per la verità cosa fare lo sapevano.
Ma chi li fece assumere non glielo disse che avrebbero pure dovuto procedere ad interrompere l’amore.
Diventare causa efficiente di un coitus interruptus a spese dei contribuenti che gli pagano lo stipendio.
Quelli all’interno capiscono, il lampeggiante blu acceso non lascia dubbi, trattengono il respiro oltre al resto, ma non scendono.
E allora uno dei due vigili mi dicono si sia deciso.
Prima garbato, rispettoso ticchettio sul finestrino con le nocche della mano, poi smanacciate e pugni e urla: aprite, scendete.
Dev’essere di sicuro odioso dover lavorare dove gli altri si divertono.
Quel vigile più determinato s’è deciso perché lo deve fare e anche perché sa che il video che le telecamere del posto stanno riprendendo sarà presto messo in circolazione.
Il vigile sa anche che lo Strillone è in agguato, non può sbagliare.
Io ora ho capito che i governanti di Francavilla lasciano al buio quel posto per il cosino ino ino dei francavillesi.
Non capisco però perché poi ci mandino i vigili.
Che a brevissimo saranno dotati, dire attrezzati forse è meglio, di carro per la rimozione forzata.
L’umanità delle persone all’interno del Vivaro, per tanti versi dolorosa, merita estremo rispetto.
Ma questa è un’altra storia di cui le parlerò, se vorrà.
Di queste persone, intanto, ne va tutelata come minimo l’identità e di certo il verbale non sarà reso pubblico.
Forse.
Grazie per l’ospitalità.
Bepi Faliero