Secondo le tesi dell’accusa, condivise dal giudice per l’udienza preliminare, il 69enne, nella sua qualità di datore di lavoro, avrebbe in più occasioni costretto i suoi dipendenti a restituire parte della retribuzione e/o ad accettare una retribuzione inferiore a quello indicato in busta paga sotto la minaccia di licenziarli o di chiudere la struttura (estorsione).
Inoltre, sempre nella sua qualità di legale rappresentante della Comunità accreditata di cui sopra, in diversi casi oggetto d’indagini, si sarebbe appropriato indebitamente di denaro pubblico erogato per finalità di pubblico ricevuto dall’ASL BR/1, a saldo delle fatture emesse per le prestazioni di servizi nei confronti di 14 pazienti psichiatrici, mediante l’annotazione nei costi di gestione non inerenti all’attività istituzionale della struttura sanitaria e/o di spese per finalità diverse da quelle consentite dalla delibera di Giunta regionale numero 246 del 2008. Nello specifico: acquisto di capi d’abbigliamento griffati, mobilio, sanitari, gioielli, cibo in quantità superiore alle esigenze dei 14 ospiti della struttura, per un ammontare complessivo di circa 145mila euro (peculato).
I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra il 2011 e il mese di luglio 2014. Le indagini furono condotte dalla guardia di finanza della Compagnia di Ostuni anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi della documentazione societaria e dei contratti di lavoro dei dipendenti, sommarie informazioni testimoniali.