di Teodora Tiziana Rizzo*
Tutto nasce in quel di Copertino (Lecce). La famiglia, che dovrebbe garantire ai minori protezione e tutela, diventa il focolaio dove si consumano i più efferati reati che ledono i diritti dei minori.
La notizia ha fatto scaturire rabbia e impotenza.
Il caso della povera ragazza che ha vissuto l’incubo all’interno della sua famiglia dove fin dalla tenera età dell’innocenza, della spensieratezza, della fiducia incondizionata nelle figure genitoriali ha subìto invece attenzioni morbose e ripetute violenze sessuali dall’uomo in cui lei nutriva massima fiducia… suo padre.
Il mio collega di studio, l’avvocato Antonio Sartorio, mi contattò urgentemente perché due persone avevano bisogno di parlare. Furono subito accolti. Entrarono un uomo e una donna. Mi colpirono i loro volti, erano quasi intimoriti, entrarono nella stanza mano nella mano. Ricordo il loro imbarazzo. Si erano rivolti ad altri professionisti ma non avevano accettato l’incarico.
La ragazza era molto provata. La incoraggiai a raccontare quello che riteneva di voler raccontare. Nella stanza c’era l’avvocato Antonio Anzilotti in qualità di co-mediatore familiare.
La ragazza chiese di parlare con me in quanto pedagogista e donna. Era molto provata, raccontò la storia della sua vita… una infanzia negata, violata e abusata da un padre e da una madre.
Anni di violenze sessuali e psicologiche con un aborto e una figlia concepiti con suo padre. Parlò per ore, non si fermava più, tutti i non detti che si era tenuta dentro in tutti quegli anni vennero tirati fuori.
Per segreto professionale non posso entrare nei particolari del racconto.
Al termine del lungo colloquio era rilassata e più serena. Anche da seduti erano rimasti mano nella mano. Terminato l’incontro mi confrontai con gli altri avvocati di studio, avvocati Sartorio, Antonella Rizzo, Antonio Anzilotti e decidemmo di accogliere il loro caso e di agire subito.
C’era una minore avuta con il precedente marito che viveva da poco in casa del nonno orco e la nostra preoccupazione era che quest’ultimo potesse abusare della nipotina.
Consigliammo subito di presentare una denuncia querela presso la caserma dei carabinieri di Latiano. Un plauso di merito va al comandante Luigi D’Oria e ai suoi collaboratori che hanno condotto le indagini, conclusesi l’altro ieri con l’arresto dell’uomo.
In sei mesi è stata fatta giustizia. Non è una bella storia, non nascondo la mia tristezza nell’averla ascoltata e nell’aver visto la sofferenza negli occhi e nel cuore di questa ragazza.
Bravi gli avvocati che hanno avuto il coraggio di seguire il caso superando il pregiudizio, e sono andati oltre.
Quello che possiamo trarre da questa storia è che dopo anni di buio la giovane donna di un paese della provincia di Lecce ha rivisto la luce negli occhi di un ragazzo della nostra comunità di Latiano, ha conosciuto l’amore, quello vero, pulito, che fa battere il suo cuore.
Ragazzo che con il suo sostegno, la sua pazienza, il suo affetto l’ha incoraggiata a denunciare tutto.
Ora speriamo davvero che possano vivere con serenita’la vita che meritano e che possano ricostruire una loro famiglia sana.
Queste brutte storie non vanno taciute, ma vanno denunciate, raccontate e condivise per dare forza e coraggio a chi è vittima di violenze.
Ora quello che tutti dobbiamo chiederci è: Chi ha protetto l’orco ?Chi non ha tutelato la minore all’epoca delle violenze? Esiste una giustizia terrena adeguata per risarcire questa ragazza delle violenze subite?
Non c’è nessun vincitore in questa brutta storia ma l’amarezza che nessuno si sia accorto del disagio, del dolore e della sofferenza che ha vissuto la giovane donna nella sua solitudine e nell’indifferenza di tutti. A mio avviso è solo questo che deve far riflettere tutti noi. Mi sento di dire: forza ragazzi, samo con voi!
*Pedagogista-Mediatrice Familiare e penale
Presidente Nazionale INAMEF