Ha promesso un posto di lavoro a una ragazza a patto che lei frequentasse un corso di formazione a pagamento: i carabinieri della Stazione di Latiano, dopo la querela di una 21enne, hanno denunciato a piede libero per truffa un 48enne residente in provincia di Milano, dipendente di un istituto del settore corsi di formazione con sede al Nord Italia. L’uomo ha prospettato le informazioni ingannevoli presso una sede “estemporanea” a Lecce dello stesso istituto. La giovane donna – una bracciante latianese – ha notato in internet il banner pubblicitario di una scuola di formazione per l’infanzia e si è messa in contatto con il delegato di quella scuola, che le ha dato appuntamento nel capoluogo salentino.
Le ha descritto le attività dell’istituto e i futuri sbocchi professionali al termine del corso: pratica professionale e diploma riconosciuto cui sarebbe conseguita un’occupazione sicura in un centro prossimo al suo comune di residenza. La madre della ragazza, nel corso dell’incontro con il delegato dell’istituto, ha fatto presente la sua modesta condizione economica e le difficoltà nel pagare 3mila euro per quel corso. Ciononostante, di fronte a un lavoro sicuro, avrebbe fatto il sacrificio pur di sistemare sua figlia. Insensibile, l’informatore didattico ha così fatto firmare il contratto all’interessata. Successivamente, l’istituto ha chiesto ancora 100 euro per l’acquisto di libri per l’inizio delle lezioni, che però non sono mai iniziate.
La ragazza ha poi appreso dalla sede centrale che avrebbe potuto seguire il corso anche online dal sito ufficiale della scuola. Delusa dalle risposte ricevute, la 21enne ha poi contattato nuovamente l’istituto per chiedere di poter rinunciare al corso, ma nei giorni scorsi le è stata recapitata a casa una raccomandata contenente una diffida a pagare subito l’intero importo: 3.150 euro. Di qui la querela ai militari dell’Arma, i quali hanno scoperto come l’Antitrust, a seguito di altre denunce presentata da un’associazione a tutela dei consumatori, avesse inflitto in passato una sanzione di 100mila euro proprio a quello stesso istituto.
I suoi addetti, infatti, si erano concentrati su categorie sociali vulnerabili quali disoccupati, persone alla ricerca di una qualifica, stranieri con scarsa conoscenza della lingua. Le informazioni rese agli interessati sono state ritenute ingannevoli, così in questo caso i carabinieri hanno finito per denunciare il dipendente dell’istituto.