Si riceve e pubblica:Che la vicenda delle Sim intestate al Comune di Francavilla Fontana, e impropriamente utilizzate da chissà chi, possa, sotto l’aspetto politico, provocare qualcosa di più di un fugace temporale estivo, credo che nessuno possa escluderlo.
Che i risvolti che ne deriveranno potrebbero (e dovrebbero) imboccare la via del codice penale, nessuno lo dice apertamente, ma in molti lo pensano, e, ancor di più (ma noi non siamo tra quelli) lo auspicano.
Ma che si possa pensare che la pruriginosa vicenda possa essere circoscritta ai soli aspetti politici e penali, o contabili, appare per davvero molto, e gravemente, riduttivo.
Vi è un profilo di cui sino ad ora nessuno – non la maggioranza, ma neppure l’opposizione! – ha inteso far cenno, e che invece dovrebbe essere affrontato molto rapidamente: quello disciplinare.
I fatti, per come li conosciamo, fanno emergere, nella peggiore delle ipotesi, malaffare e connivenze, a cui potrebbero non essere estranei altri settori della Pubblica Amministrazione; nella migliore, superficialità, noncuranza e inescusabile negligenza.
In qualsiasi caso, un particolare tipo di responsabilità è talmente e clamorosamente evidente da non poter essere sottaciuta: quella, fatte salve ipotesi ben più gravi, che passa sotto il nome di “culpa in vigilando”.
L’Amministrazione Denuzzo probabilmente ritiene di aver assolto ai propri doveri trasferendo alla Procura della Repubblica di Brindisi le risultanze delle verifiche interne.
Ebbene, se le cose dovessero stare in tal modo ci permetteremmo di dissentire per almeno tre ordini di motivi.
Il primo è dovuto al conosciuto e più volte richiamato principio dell’autonomia del procedimento disciplinare da quello penale, motivo per cui, sia pure in termini cautelativi, l’Amministrazione dovrebbe comunque procedere nei confronti dei potenzialmente responsabili, sulla scorta del principio, “più probabile che non”, fatta salva, da parte di costoro, la prova della propria estraneità alla vicenda.
Il secondo è conseguente al fatto che tra i verificatori potrebbe esserci proprio chi dovrebbe essere verificato, con conseguente inquinamento della stessa verifica!
Il terzo motivo risiede nel fatto che l’attesa del pronunciamento penale, facendo decorrere i termini per l’avvio e la conclusione dell’azione disciplinare, potrebbe costituire l’insperata ancora di salvezza degli incauti navigatori, ai quali, invece, va applicata una sanzione esemplare.
Avv. Euprepio Curto
Che i risvolti che ne deriveranno potrebbero (e dovrebbero) imboccare la via del codice penale, nessuno lo dice apertamente, ma in molti lo pensano, e, ancor di più (ma noi non siamo tra quelli) lo auspicano.
Ma che si possa pensare che la pruriginosa vicenda possa essere circoscritta ai soli aspetti politici e penali, o contabili, appare per davvero molto, e gravemente, riduttivo.
Vi è un profilo di cui sino ad ora nessuno – non la maggioranza, ma neppure l’opposizione! – ha inteso far cenno, e che invece dovrebbe essere affrontato molto rapidamente: quello disciplinare.
I fatti, per come li conosciamo, fanno emergere, nella peggiore delle ipotesi, malaffare e connivenze, a cui potrebbero non essere estranei altri settori della Pubblica Amministrazione; nella migliore, superficialità, noncuranza e inescusabile negligenza.
In qualsiasi caso, un particolare tipo di responsabilità è talmente e clamorosamente evidente da non poter essere sottaciuta: quella, fatte salve ipotesi ben più gravi, che passa sotto il nome di “culpa in vigilando”.
L’Amministrazione Denuzzo probabilmente ritiene di aver assolto ai propri doveri trasferendo alla Procura della Repubblica di Brindisi le risultanze delle verifiche interne.
Ebbene, se le cose dovessero stare in tal modo ci permetteremmo di dissentire per almeno tre ordini di motivi.
Il primo è dovuto al conosciuto e più volte richiamato principio dell’autonomia del procedimento disciplinare da quello penale, motivo per cui, sia pure in termini cautelativi, l’Amministrazione dovrebbe comunque procedere nei confronti dei potenzialmente responsabili, sulla scorta del principio, “più probabile che non”, fatta salva, da parte di costoro, la prova della propria estraneità alla vicenda.
Il secondo è conseguente al fatto che tra i verificatori potrebbe esserci proprio chi dovrebbe essere verificato, con conseguente inquinamento della stessa verifica!
Il terzo motivo risiede nel fatto che l’attesa del pronunciamento penale, facendo decorrere i termini per l’avvio e la conclusione dell’azione disciplinare, potrebbe costituire l’insperata ancora di salvezza degli incauti navigatori, ai quali, invece, va applicata una sanzione esemplare.
Avv. Euprepio Curto