Caporalato, controlli dei carabinieri a tutela dei braccianti: sequestro di mezzi e sanzioni


I carabinieri del Comando provinciale di Brindisi proseguono nei loro controlli finalizzati a prevenire e contrastare il cosiddetto “caporalato” (intermediazione illecita) e lo sfruttamento dei braccianti nelle campagne. Nei giorni scorsi, 423 lavoranti sono risultati regolarmente assunti, ma le verifiche hanno anche interessato 128 mezzi di trasporto, tre dei quali sono stati sequestrati poiché senza copertura assicurativa; 67 i verbali per irregolarità nei sistemi di sicurezza dei veicoli (pneumatici usurati, luci non funzionanti, impianti frenanti inefficienti, assenza di revisione); sono state inflitte sanzioni amministrative per un importo totale di 38.200 euro per violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.Il servizio straordinario da parte dell’Arma – in collaborazione con il Nucleo ispettorato – è stato avviato nello scorso mese di luglio dopo i tragici fatti di Foggia, dove sono morti 16 braccianti a seguito d’incidenti stradali. Sono stati interessati i territori di competenza delle Compagnie di Brindisi, San Vito dei Normanni, Francavilla Fontana e Fasano. Nelle prime ore di lunedì 20 agosto, i militari hanno effettuato un dispositivo ad “alto impatto”, nel corso del quale l’attenzione è stata posta sull’idoneità dei furgoni e delle auto che trasportano i braccianti nelle campagne e sul numero dei passeggeri trasportati. Il bilancio dell’attività ha fatto registrate: 67 verbali per infrazioni al Codice della strada per un importo di 11.525 euro; una Fiat Marea e una Peugeot 406 sequestrate in quanto, da qualche mese, senza l’assicurazione Rca obbligatoria; 38.200 euro in sanzioni amministrative a carico degli imprenditori del comparto agricolo per aver trasgredito la normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Sulla scorta dei dati acquisiti sul campo, sul conto sia delle aziende che dei braccianti, saranno effettuati ulteriori approfondimenti in ordine alla regolarità delle posizioni contributive/previdenziali.

Lo sfruttamento del lavoro in genere e nelle aree rurali pugliesi in particolare è un fenomeno che si caratterizza per le patologiche manifestazioni delle relazioni di lavoro, agevolato dalla condizione di disagio e di vulnerabilità di uno degli attori del rapporto, solitamente, ma non esclusivamente, migrante ovvero proveniente da altri paesi europei.

Il fenomeno ha coinvolto e colpisce anche cittadini italiani appartenenti a particolari fasce sociali che vivono in condizioni di indigenza. L’emersione di queste forme di grave sfruttamento è piuttosto ardua per la vulnerabilità e il timore delle vittime e anche per la difficoltà di monitorare per intero il problema.

La nuova norma penale, introdotta nel 1996, è stata calibrata non solo sul “caporalato” ma colpisce anche il datore di lavoro che utilizza assume o impiega manodopera reclutata anche mediante l’attività di intermediazione, sfruttando i lavoratori e approfittando del loro stato di bisogno.

Si tratta di una legge alquanto articolata e innovativa poiché ricomprende tutte le condizioni ritenute indice di sfruttamento dei lavoratori (per esempio, la retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali di categoria, comunque sproporzionata rispetto alla quantità e qualità di lavoro prestato; la violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo all’aspettativa, alle ferie; le violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro). La normativa prevede anche la confisca obbligatoria di beni, denaro o altre utilità degli autori del reato e l’obbligo di arresto in flagranza.

 

 

 

 

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