Quel giorno avrebbe potuto fare fuoco, ma desistette perché, altrimenti, avrebbe messo a repentaglio la vita dei due ostaggi. Preferì donare la sua, di vita. L’ha ricordato Antonio Maruccia, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Lecce, che ha sottolineato la bellezza della legalità contro la codardia dei malviventi. Oggi, il maresciallo ordinario Antonio Dimitri avrebbe avuto 51 anni, probabilmente un grado ben più alto e una medaglia d’oro al valor militare in meno.
Ieri, Francavilla Fontana ha ricordato il suo sacrificio di 18 anni fa. La Città degli Imperiali l’ha fatto in un silenzio composto e quasi surreale – come sottolineato dal sindaco Antonello Denuzzo – nel 18º anniversario da quel 14 luglio 2000, quando un commando di rapinatori armati irruppe nella Banca commerciale tra viale Lilla e via San Francesco. In quello stesso spiazzo che poi, con giusta fierezza, fu intitolato al maresciallo eroe.
Ieri c’era, come sempre, l’Arma dei carabinieri. C’erano i suoi familiari. C’erano le istituzioni civili e religiose. C’erano i cittadini. Tutti stretti in un unico, ideale abbraccio intriso d’orgoglio. L’orgoglio di chi non dimentica e di chi deve ancora tanto a quel sottufficiale che, a soli 33 anni, fu freddato alle spalle da sette vigliacchi colpi di fucile a pallettoni.
“Questi esempi – ha dichiarato il vescovo della Diocesi di Oria, monsignor Vincenzo Pisanello – non sono da imitare nella morte, ma nel coraggio della vita quotidiana”.
Il ricordo o, il più delle volte, il paradigma di Dimitri, qui a Francavilla – ma non solo qui a Francavilla – se lo portano quasi cucito sulle divise i militari della Benemerita, ed è impresso nella stessa memoria di ogni cittadino che quel giorno c’era, che ha saputo dopo o a cui l’hanno tramandato.
L’ha dichiarato a chiare lettere il comandante provinciale del Corpo, colonnello Giuseppe De Magistris, e l’ha ribadito il comandante della Legione Puglia, generale di brigata Giovanni Cataldo.
Quel 14 luglio di ormai tanti anni fa, non morì semplicemente un uomo coraggioso, ma l’impressione fu, per un attimo, che il male avesse avuto il sopravvento sul bene, che un pugno di euro avesse potuto giustificare la soppressione di una vita umana. Che fosse morto lo Stato. Fu però solo un’impressione. Lo Stato, l’Arma e l’intera comunità reagirono. Se oggi quel ricordo è ancora così vivo e, di anno in anno, così partecipato, se oggi il maresciallo Dimitri è quasi un “mito” anche tra i giovani (per usarne lo slang), forse il suo martirio non è stato del tutto vano. Il maresciallo se n’è andato, ma la cultura della legalità, rispetto ad allora, si è abbastanza accresciuta. Ma ancora non basta.
Ieri, Francavilla Fontana ha ricordato il suo sacrificio di 18 anni fa. La Città degli Imperiali l’ha fatto in un silenzio composto e quasi surreale – come sottolineato dal sindaco Antonello Denuzzo – nel 18º anniversario da quel 14 luglio 2000, quando un commando di rapinatori armati irruppe nella Banca commerciale tra viale Lilla e via San Francesco. In quello stesso spiazzo che poi, con giusta fierezza, fu intitolato al maresciallo eroe.
Ieri c’era, come sempre, l’Arma dei carabinieri. C’erano i suoi familiari. C’erano le istituzioni civili e religiose. C’erano i cittadini. Tutti stretti in un unico, ideale abbraccio intriso d’orgoglio. L’orgoglio di chi non dimentica e di chi deve ancora tanto a quel sottufficiale che, a soli 33 anni, fu freddato alle spalle da sette vigliacchi colpi di fucile a pallettoni.
“Questi esempi – ha dichiarato il vescovo della Diocesi di Oria, monsignor Vincenzo Pisanello – non sono da imitare nella morte, ma nel coraggio della vita quotidiana”.
Il ricordo o, il più delle volte, il paradigma di Dimitri, qui a Francavilla – ma non solo qui a Francavilla – se lo portano quasi cucito sulle divise i militari della Benemerita, ed è impresso nella stessa memoria di ogni cittadino che quel giorno c’era, che ha saputo dopo o a cui l’hanno tramandato.
L’ha dichiarato a chiare lettere il comandante provinciale del Corpo, colonnello Giuseppe De Magistris, e l’ha ribadito il comandante della Legione Puglia, generale di brigata Giovanni Cataldo.
Quel 14 luglio di ormai tanti anni fa, non morì semplicemente un uomo coraggioso, ma l’impressione fu, per un attimo, che il male avesse avuto il sopravvento sul bene, che un pugno di euro avesse potuto giustificare la soppressione di una vita umana. Che fosse morto lo Stato. Fu però solo un’impressione. Lo Stato, l’Arma e l’intera comunità reagirono. Se oggi quel ricordo è ancora così vivo e, di anno in anno, così partecipato, se oggi il maresciallo Dimitri è quasi un “mito” anche tra i giovani (per usarne lo slang), forse il suo martirio non è stato del tutto vano. Il maresciallo se n’è andato, ma la cultura della legalità, rispetto ad allora, si è abbastanza accresciuta. Ma ancora non basta.
Eliseo Zanzarelli
Federica Sternativo