C’era anche l’imputato don Angelo Altavilla, ieri, nell’aula del Tribunale di Brindisi in cui si è celebrata la seconda udienza del processo a suo carico. L’ex parroco della chiesa madre di Latiano è accusato di circonvenzione d’incapace dopo aver ereditato da una sua parrocchiana 89enne affetta da Alzheimer un patrimonio, tra liquidità e beni immobili, di circa un milione di euro. Il sacerdote, difeso dagli avvocati Massimo Manfreda e Vincenzo Farina, ha rinunciato a riti alternativi e scelto il dibattimento. Il giudice monocratico Maurizio Rubino ha sciolto la riserva e rigettato motivatamente le eccezioni sollevate dai difensori di don Altavilla e incentrate sostanzialmente sulla presunta nullità per abnormità del decreto di citazione a giudizio. Una delle parti civili – Virginio Parabita, di Francavilla Fontana – è stata estromessa, ma non si esclude che l’avvocato Giacomo Lombardi si opponga a questa decisione. Confermate, invece, le altre parti civili: Daniela e Giovanna Italia Maglie (residenti a Latiano e assistite dagli avvocati Antonio Sartorio e Antonella Rizzo) e Raffaele Cuna (residente a Torre Santa Susanna e assistito dall’avvocato Cosimo Lodeserto). Le tesi dell’accusa sono sostenute dal pubblico ministero Simona Rizzo. Dall’11 marzo 2019 cominceranno a essere ascoltati i testimoni: sono più di 50 tra quelli della difesa, del Pm e delle parti civili. Nelle more del procedimento penale, il Gip Stefania De Angelis dispose il sequestro di un appartamento in via Risorgimento 41 a Latiano, di due box auto in via Osanna 71 a Latiano, di un terreno agricolo con fabbricato in contrada Vergine a Mesagne. Si tratta di parte del patrimonio che l’89enne Vita Maglie, prima di morire (decesso datato 30 aprile 2014), trasferì a don Altavilla.