Ricordando Giovanni Calò
Il pomeriggio dello scorso 10 maggio, noi studenti delle classi IV A e IV C dell’Ites Calò, accompagnati dalle professoresse Maria Zizzi, Iole Argentina e dalla dott.ssa Monica Albano, amministratore della Libermedia (gestore della Biblioteca) di Francavilla Fontana, abbiamo intervistato il dirigente scolastico in pensione, professor Andrea De Franco, cugino del noto pedagogista francavillese Giovanni Calò.
Per noi ragazzi è stato un onore e anche una sorpresa ascoltare le parole del prof Franco che, alla veneranda età di 95 anni, ci ha raccontato vicende ed aneddoti su suo cugino Giovanni.
L’incontro è stato il momento conclusivo di una proficua collaborazione nata tra l’Ites Calò e la biblioteca, nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola – Lavoro, “BIBLIOCLICK”. Infatti, nei mesi precedenti le due istituzioni hanno partecipato al concorso, Alto Riconoscimento “Virtù e Conoscenza” – per la sezione “Alla Memoria”, e il prossimo 24 giugno a Porto Cesareo, saranno orgogliosi e onorati di ricevere il premio “alla memoria”, per aver candidato il loro illustre concittadino, professor Giovanni Calò, del quale entrambi portano il nome.
Il lavoro di ricerca ha messo in luce l’eminente uomo politico, sempre al servizio del bene comune, che ha ricoperto cariche importanti nel campo dell’istruzione: Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze, Sottosegretario di Stato per le Antichità e Belle Arti, Membro dell’Accademia dei Lincei e grande “Maestro” della Pedagogia Italiana.
Dopo esserci presentati, abbiamo chiesto di raccontarci “Chi fosse Giovanni Calò, l’uomo comune”
Il professor De Franco ci ha detto che Giovanni era l’unico maschio di una famiglia di sei figli. Il padre era Torquato, impiegato comunale e la madre Raffaella Argentina, del ramo cadetto francavillese dei Baroni Argentina. Nacque nel 1882 ed essendo l’unico uomo di casa, ebbe la possibilità di dedicarsi agli studi, laureandosi a 22 anni in Pedagogia all’Università di Firenze. Decise di stabilirsi nella “patria della cultura” sia perché sposò la sua compagna di studi, Laura, da cui ebbe due figli, Torquato e Davide, sia perché vinse il concorso a cattedra presso la facoltà dove aveva studiato.
Tornava spesso a Francavilla per riabbracciare le tre sorelle nubili: Rosa, Michelina e Maria, le sole rimaste in casa.
A questo punto, De Franco ci ha svelato un piccolo aneddoto: la maestra della scuola elementare del compianto Aldo Moro fu la sorella di Giovanni, Rosa. Lei lavorava a Taranto quando il papà del giovane Aldo era ispettore scolastico nella stessa città. Il preside De Franco ha tenuto a sottolineare questo curioso incrocio di destini tra due uomini così affini tra loro. E ci siamo chiesti se l’amore per la pedagogia, la buona politica e i valori etici, che contraddistinguevano i due uomini, non fossero nati dagli insegnamenti ricevuti sin da piccoli.
Proseguendo nella chiacchierata, il preside ha tenuto a sottolineare che a Calò si deve il merito di aver cambiato il nome del corso universitario di Pedagogia in “Scienza dell’educazione” e ha riferito come il filosofo e pedagogista Jean Piaget lo abbia menzionato più volte per i suoi meriti culturali.
Inoltre, a Firenze, scrisse il Manuale di Pedagogia per le scuole magistrali, opera pregevole tradotta in ben 14 lingue. Dunque, la Pedagogia del mondo intero è stata appresa dai testi di Calò.
A questo punto siamo stati curiosi di conoscere anche i suoi meriti politici
Il preside De Franco ci ha detto che Giovanni Calò fu eletto a 32 anni deputato e divenne segretario dell’allora presidente del Consiglio Luigi Facta.
Dall’8 settembre 1943, partecipò alla Resistenza contro il nazifascismo a Firenze e, dopo la liberazione della città, nell’agosto 1944, fu designato quale preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo fiorentino, incarico che mantenne fino al 1947. Fu vice presidente della Commissione italiana dell’Unesco e presidente, all’interno di essa, del Comitato per l’educazione.
Il preside ha ricordato che Calò fu inviato a Parigi dal ministro Guido Gonella per rappresentare l’Italia e, appena arrivato, tutti si alzarono in piedi acclamandolo presidente. Fu quindi eletto per acclamazione.
Si batté per un’istruzione egualitaria, basata sul concetto di libertà. E a tale proposito, più volte fra Calò e il ministro della Pubblica Istruzione del tempo, Giovanni Gentile, vi furono scontri verbali, in quanto Calò non era sempre d’accordo con la politica scolastica del Fascismo attuata dal ministro.
Dal 1950 al 1970 presiedette il Centro didattico nazionale di studi e documentazione di Firenze; questo ente aveva lo scopo di raccogliere le relazioni degli insegnanti che documentavano le metodologie migliorative dell‘apprendimento delle differenti discipline. Inoltre, aveva il compito di divulgare tali informazioni a tutte le scuole d’Italia per perfezionare la didattica. Giovanni Calò difese con coerenza, durante l’intero arco della sua lunga e intensa attività, la pedagogia come scienza autonoma e propose una organizzazione della scienza pedagogica comprendente la filosofia dell’educazione, la metodologia e la storia dell’educazione.
Nella notte del 25 maggio 1970, Calò si spense serenamente durante il sonno, nella sua casa natale di Francavilla Fontana, dopo essere ritornato da Matera e aver partecipato ai funerali dell’amico, professor Paolo Lamanna.
Thomas Chirico IV A
Desirée Spina IV A
Mery Landolfo IV A
Noemi Carenza IV