Il passo da educatore a orco sarebbe stato relativamente rapido. Nel pomeriggio di ieri, un istruttore sportivo di 48 anni – già ristretto in carcere – è stato raggiunto dai poliziotti del Commissariato di Mesagne che gli hanno notificato una nuova misura cautelare emessa a suo carico dal Gip del Tribunale di Brindisi su richiesta della Procura. L’uomo, un artigiano residente a Oria, nella sua qualità di responsabile di un’associazione di promozione del territorio e delle sue tradizioni, avrebbe abusato di una seconda minorenne. La ragazza sarebbe stata totalmente sottomessa e costretta a raccapriccianti “prove d’amore” per guadagnarsi la stima del suo superiore: tagli in varie parti del corpo, bruciature della schiena con una piastra per capelli, dei polsi e delle gambe con un accendino, colpi di testa contro una parete, farmaci fino al limite del suicidio). Le accuse nei suoi riguardi sono: violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima, da motivi abbietti e futili e e dall’aver agito con crudeltà; minaccia e violenza privata.
Non solo lesioni. La ragazzina – iscritta al sodalizio con a capo il 48enne e con problemi familiari – sarebbe stata “convinta” a sottoporsi a una seduta ipnotica regressiva per purificarsi da altre precedenti relazioni sentimentali e rapporti sessuali. Non doveva comunicare, per nessuna ragione al mondo, con alcuno, soprattutto se di sesso maschile.
Le indagini della polizia furono avviate sul finire dello scorso anno, quando la giovane donna si presentò negli uffici del Commissariato mesagnese, accompagnata da un paio di persone che la sostenevano psicologicamente, e raccontò tutto. Una storia di punizioni corporali indegne persino del Medioevo, un periodo storico che a Oria è tenuto in grande considerazione. Qui, infatti, si svolgono ogni anno il Corteo e il Torneo dei Rioni.
Nel corso dell’attività investigativa è emerso come quel racconto anacronistico non fosse isolato: lo scorso 19 marzo, infatti, il 48enne era stato già arrestato – per gli stessi, identici motivi, e sempre ai danni di una sua allieva – dalla Squadra mobile della Questura di Brindisi.
«Non è stato semplice ascoltare quella ragazza né le persone informate dei fatti – fanno sapere dal Commissariato – poiché lo scenario delineato appariva sempre più surreale, un ogni caso la “quota rosa” degli uffici di polizia hanno saputo accogliere e ascoltare l’animo traumatizzato di “Giulia” (nome di fantasia) che è finalmente riuscita a ribellarsi e a trovare quel coraggio necessario a ripercorrere la sua assurda vicenda».