Sono state 22, da gennaio a marzo, le persone denunciate a piede libero dai carabinieri dipendenti dal Comando provinciale di Brindisi per porto di armi e oggetti potenzialmente offensivi. La norma in questione è dettata dall’articolo 4 della legge numero 110 del 1975 e recita: «Senza giustificato motivo, non possono portarsi fuori dalla propria abitazione o delle appartenenze di essa tutta una serie di strumenti da punta e taglio atti ad offendere la persona”. L’aspetto fondamentale su cui si basa la valutazione è rappresentato dal “giustificato motivo”, che si riscontra solo quando dalla perquisizione si rinvengono strumenti correlati all’attività lavorativa del soggetto controllato: il macellaio che porta con sé la valigetta con i coltelli, il contadino che esce dalla masseria con una roncola, il boscaiolo con la scure, il falegname fermato con tutta l’attrezzatura e l’utensileria nel furgone, nonché lo sportivo con l’arco, la faretra e le frecce. Sono una serie di figure, alcune delle quali professionali, che utilizzano gli attrezzi di cui sopra per svolgere la propria attività professionale o sportiva e non rischiano il deferimento, poiché interviene il “giustificato motivo”.
I 22 soggetti denunciati nei primi tre mesi dell’anno sono stati trovati in possesso di un’ampia tipologia di “strumenti” che va dai coltelli a serramanico o a scatto alle roncole, cesoie, machete, mazze da baseball e altro e sono soprattutto giovani, per i quali il fenomeno appare in crescita. Nei casi esaminati sfociati nella denuncia, il “giustificato motivo” non ha trovato riscontri poiché gli oggetti rinvenuti a seguito di perquisizione erano nascosti o sotto i sedili anteriori del veicolo ovvero nel cruscotto o addosso alla persona. E per quanto riguarda gli orari sono ricompresi in una fascia serale/notturna, mentre colui che li deteneva è risultato non svolgere alcuna attività lavorativa, nonché gravato da precedenti penali.
