Un lungo passaggio, di casa in casa, di strada in strada, di mano in mano, segna oggi lo scambio dei ramoscelli d’ulivo, benedetti prima delle tradizionali messe. È la Domenica delle Palme. Si ricorda oggi l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, salutato festosamente dalla folla. Nel Vangelo secondo Giovanni (12, 12-15) si dice che la gente osannasse il Salvatore agitando rami di palma, simbolo, secondo gli antichi commentari, di vittoria e regalità. Tuttavia fin dai primi respiri della tradizione popolare questi sono stati sostituiti per la rievocazione con l’ulivo a causa della scarsità di palme presenti nel territorio. Un giovane francavillese residente all’estero, Simone, ci racconta che in Svezia e in molte di queste zone dell’Europa Settentrionale, sprovviste di ulivo, questi rametti sono realizzati con fiori e foglie intrecciate.
Il rito della benedizione dei ramoscelli, attestato fin dal VII secolo, è diffuso in tutto il mondo cattolico, ma è in grado comunque di assumere nella nostra città una connotazione originale: alle 9 i confratelli della Congregazione Maria Santissima del Carmine, incappucciati e in coppia, hanno raggiunto la Chiesa Matrice per ricevere il precetto pasquale. Durante la processione che anticipa il lungo peregrinare nel corso della Settimana, questi intonano una precisa salmodia: “Perdono, mio Dio, mio Dio perdono, perdono mio Dio”. Uno dei confratelli porta in apertura del mesto corteo una croce piena di simboli legati alla Passione: i dadi con cui i soldati si giocarono la veste, la scala, la lancia con cui fu trafitto il costato, il gallo che cantò durante il tradimento dell’apostolo Pietro, il martello, la frusta e le tenaglie, la spugna usata per dissetare Gesù con dell’aceto, i chiodi, la corona e le spine. Gli stessi che rivedremo tra qualche giorno nella processione del Venerdì Santo.
Fondamentale il ruolo delle confraternite nella gestione della ritualità: questi organismi associativi sono diffusi all’interno delle chiese fin dal Basso Medioevo, ricevendo poi un grande impulso all’indomani del Concilio di Trento, quando le parrocchie si affidarono ad esse per arginare la diffusione della riforma protestante. Ancora oggi è affidata alla loro azione e al loro impegno la tutela di quei riti in grado di trasmettere ad ogni cristiano il senso di appartenenza e di riconoscimento nella propria religione.
Stasera alle 17.30 si inaugura invece la mostra d’arte a cura di Sangiorgio Arte a Castello Imperiali. Il titolo, ricco di significato, è “Non c’è bellezza senza mistero”, ed è visitabile tutti i giorni fino al 1 aprile dalle 10 alle 12.30 e dalle 18 alle 20.
Ilaria Altavilla