Speciale Riti della Santa Pasqua francavillese: stasera “esce” l’Addolorata per cercare Suo Figlio – PUNTATA 1

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Un momento della processione dello scorso anno
Un momento della processione dello scorso anno

Stamattina, Francavilla Fontana si è svegliata sotto un cielo grigio e funesto. Persino il meteo sembra suggerire dall’alto il titolo a questo venerdì che precede il Venerdì: “Ad tenebras”, verso le tenebre. Inizia, infatti, ufficialmente oggi quel viaggio verso l’oscurità della notte, della passione, della morte della prossima Settimana Santa.

I Riti che caratterizzano questi e i giorni a venire hanno un’origine antica e incerta, databile intorno al XV e XVI secolo, epoca in cui si costituirono le prime confraternite. Certamente un’impronta importante fu lasciata, in questa direzione, dalla dominazione spagnola nell’Italia meridionale.

Il primo atto sarà consumato questa sera, dalle ore 19, a partire dalla Chiesa di Santa Chiara (o della Morte), con l’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte che porterà in processione il simulacro della Madonna Addolorata, datato 1700 e realizzato secondo la cosiddetta scuola veneta.

madonna addolorata francavilla fontana riti settimana santa 3La Madonna vagherà suggestivamente per le vie della città in cerca di suo figlio, indosso un abito nero ricamato con fili d’oro. L’ansia della ricerca diventa ben presto angoscia, poi doloroso presentimento: a scandire i battiti le struggenti marce funebri. Ma c’è un interessante dietro le quinte: la vestizione della statua della Vergine è privilegio, fin dal 1879, delle eredi della viscontessa spagnola donna Carmela Brost, vedova di Giosuè Forleo sindaco della città nel 1832. Ella donò la statua all’Arciconfraternita e stabilì la “regola” della vestizione trasmessa in eredità con il suo testamento datato 30 maggio 1879.

Un’atmosfera struggente darà il via, insomma, come da secoli, al periodo clou della Città degli Imperiali: un periodo nel quale fede, riflessione e folklore si respirano e quasi toccano ovunque. Un periodo in cui un po’ tutto si ferma e che val la pena vivere, che si sia credenti o no, per guardare dentro se stessi, per riscoprirsi e per protendersi verso gli altri.

Ilaria Altavilla

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