Ci sarebbe stato un debito – forse per questioni di droga – all’origine del tentato omicidio, il 24 aprile 2017, del sorvegliato speciale 49enne Cosimo Canovari. Quando l’orologio segnava le 15,30 circa, qualcuno citofonò a casa sua (in una palazzina popolare al civico 3 di via Cotogno, a Francavilla Fontana) e, dopo averlo fatto affacciare al balcone, fece fuoco: quattro colpi di pistola calibro 9, con uno dei proiettili che si conficcò nell’avambraccio dell’uomo. I carabinieri in forza al Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Francavilla Fontana, dopo 11 mesi d’indagini serrate, hanno arrestato – in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi su richiesta della Procura – i fratelli francavillesi Pietro e Alessandro Cavallo, di 44 e 28 anni, e denunciato altre tre persone per favoreggiamento.
Nonostante il silenzio dei diretti interessati, i militari dell’Arma sono riusciti a ricollegare i fatti a un violento litigio – avvenuto il giorno prima, 23 aprile – tra gli stessi, un litigio presumibilmente collegato a un debito contratto con il figlio di Canovari da un prossimo congiunto dei Cavallo. Un litigio che i due hanno tentato di vendicare all’indomani, quando Alessandro Cavallo (già ai domiciliari per aver collocato un ordigno esplosivo a Villa Castelli il 6 gennaio dello stesso anno) ha fatto rintracciare suo fratello Pietro e, insieme, si sono recati in via Cotogno a bordo di un’Alfa Romeo 147. L’auto in uso a Pietro Cavallo è stata notata sfrecciare nei dintorni grazie anche all’aiuto delle immagini dei sistemi di sorveglianza pubblici e privati presenti in zona.
Dopo l’azione, Alessandro Cavallo è stato riaccompagnato a casa, mentre Pietro Cavallo si è prima rifugiato in una masseria a Villa Castelli, poi ha fatto rientro a Francavilla Fontana. Le investigazioni hanno anche consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di tre altre persone, i quali hanno tentato di confondere le acque e disturbare il lavoro dei carabinieri con dichiarazioni inesatte e, soprattutto, facendo sparire l’impianto di videosorveglianza di cui pure era dotata l’abitazione di Canovari. Come disposto dall’Autorità giudiziaria, dopo le formalità, Pietro e Alessandro Cavallo sono stati condotti nel carcere di Brindisi. Li difendono gli avvocati Angela De Cristofaro e Antonio Andrisano. L’interrogatorio di garanzia, dinanzi al Gip del Tribunale di Brindisi, è stato fissato per venerdì mattina.