Tutte prosciolte le otto persone finite a processo per aver insultato su facebook i finanzieri dopo la confisca del carico di frutta a un venditore ambulante (e abusivo) di Francavilla Fontana. Lo scorso 6 febbraio, il giudice monocratico del Tribunale di Brindisi Barbara Nestore ha accolto le tesi dei loro difensori e ha quindi scagionato dall’accusa di concorso in diffamazione aggravata e continuata Giuseppe Leo, Domenico Casella, Pasquale Saccomanno, Mimmo Ligorio, Giovanni Barletta, Rocco Leo, Annarita Simeone e Roberto Lasciarrea, i quali erano stati citati a giudizio dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza a seguito della comunicazione della notizia di reato da parte di una coppia di militari della guardia di finanza (un maresciallo e un vice brigadiere) in forza alla Compagnia della Città degli Imperiali e costituitisi parti civili. Il proscioglimento è avvenuto a causa di una questione tecnica, un difetto di forma sulla sussistenza del quale ha concordato anche l’organo giudicante: come eccepito dagli avvocati degli imputati, infatti, sarebbe stata necessaria una querela delle parti offese – e non un semplice esposto – nei confronti dei presunti diffamatori.
I fatti finiti a processo risalgono al 25 luglio 2015, quando gli uomini delle fiamme gialle – nel corso di un servizio di loro competenza – effettuarono un controllo a carico di un venditore itinerante di frutta e verdura e scoprirono che esercitava quell’attività irregolarmente. Ne scaturirono una salata sanzione pecuniaria (superiore ai 5mila euro) e la confisca della merce: tre quintali di meloni, dieci cassette di pomodori, frutta di stagione e ortaggi, poi devoluti in beneficenza alla Fondazione Sant’Anna del professor Cosimo D’Amone.
Lo Strillone riportò la notizia e sulla pagina fb della testata diversi utenti criticarono aspramente – anche con insulti tipo “pezzi di m…” – l’operato della Finanza e del suo personale, rei – a loro dire – di essersi accaniti contro un pover’uomo che cercava soltanto di sbarcare il lunario. La cosa non sfuggì ai militari, che a stretto giro comunicarono la notizia di reato alla Procura della Repubblica. Non è detto, quindi, che gli utenti del celebre social network non avessero offeso la reputazione dei denuncianti, che però per chiederne la punizione avrebbero dovuto – anche secondo il giudice – percorrere strade formali differenti rispetto a quella intrapresa.
I legali, insomma, hanno avuto la meglio. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati: Cosimo D’Amuri, Stefania Garganese, Cosimo di Castri, Luca Mangia, Alessandro Passaro, Danilo Pallara e Angelo Dimitri.