Confermata la condanna dell’ex consigliere comunale: calunniò un cittadino nigeriano

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L’avvocato Giulio Marchetti

Due anni e quattro mesi di reclusione, una provvisionale di 5mila euro più il risarcimento dei danni – da quantificarsi in separata sede – alla parte civile. La Corte d’Appello di Lecce, il 17 gennaio scorso, ha confermato la condanna (datata 1 luglio 2014) a carico dell’ex consigliere comunale di Francavilla Fontana Benedetto Proto (difeso dagli avvocati Michele Fino e Antonio Andrisano del Foro di Brindisi) che – stando alle sentenze di primo e secondo grado – calunniò il cittadino nigeriano Friday Osas (assistito dall’avvocato Giulio Marchetti del Foro di Brindisi).

Quest’ultimo, nella tarda mattinata del 23 agosto 2010, fu arrestato dalla polizia locale di Francavilla Fontana per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, minacce, porto d’arma impropria e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità. I fatti con protagonisti Proto, Osas e – in un secondo momento – gli operatori della Municipale si svolsero in prossimità di un noto panificio in via Immacolata nella Città degli Imperiali.

L’allora consigliere in quota Popolo della Libertà asserì di essere stato minacciato con un coltello a serramanico da un extracomunitario africano e solito – sempre a suo dire – infastidire i clienti dell’esercizio commerciale (il panificio) per chiedere loro del denaro – dopo averlo semplicemente invitato a smetterla e ad allontanarsi.

Di qui la richiesta d’intervento della polizia locale e, dopo un inseguimento a piedi, l’arresto in flagranza del cittadino nigeriano, condotto nel carcere di Brindisi in regime di custodia cautelare (con successiva convalida dell’arresto da parte del Gip).

Il 2 settembre 2010 in sede di rito abbreviato (chiesto dall’avvocato Marchetti e subordinato all’ascolto della teste Serafina Latartara, titolare del panificio) il giudice emise sentenza di assoluzione perché i fatti denunciati non sussistevano/non costituivano reato e dispose che l’imputato fosse rimesso in libertà dopo 11 giorni trascorsi in cella.

Inoltre, l’organo giudicante dispose la trasmissione gli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi per le dovute valutazioni circa le dichiarazioni rese proprio da Proto, che nel frattempo si dimise da consigliere comunale e si disinteressò totalmente della politica.

Lo stesso Proto fu in seguito rinviato a giudizio per calunnia e, al termine del processo, condannato a due anni e quattro mesi. Una condanna, quella del Tribunale di Brindisi, che l’altro giorno è stata confermata in toto dalla Corte d’Appello. La sentenza di secondo grado sarà comunque impugnata e spetterà alla Cassazione pronunciarsi definitivamente – per motivi di legittimità, salvo rinvii per la riforma del procedimento – sul caso.

Nell’atto di costituzione di parte civile, l’avvocato del cittadino nigeriano sottolineò come, nel periodo in cui si verificarono i fatti, Proto fosse fautore delle cosiddette “ronde” (gruppi di volontari in giro per la città) già presenti in alcune realtà del Nord Italia e finalizzate ad incrementare, a suo dire, il livello di sicurezza e a proteggere i cittadini francavillesi dalla criminalità dilagante (tra gli scopi di Proto c’era ache l’apertura di un commissariato di polizia nella Città degli Imperiali).

Secondo il legale di Osas, insomma, ci sarebbe stato un nesso tra l’iniziativa delle “ronde” e il comportamento tenuto dall’ex consigliere comunale: «La “creazione” di un episodio di allarme sociale legato alla poca sicurezza del centro urbano – si legge nel fascicolo del dibattimento – era strumentale al raggiungimento dell’obiettivo di ottenere un nuovo parere favorevole dal prefetto sulle “ronde”.

E ancora: «Il sig. Osas, in altri termini, ha pagato con l’arresto, le manette ed il carcere per dei reati mai commessi, avendo come unica “colpa” quella di essere extracomunitario, di chiedere l’elemosina e di incontrare l’odierno imputato».

Accuse che però Proto, anche per il tramite dei suoi legali, ha sempre rispedito al mittente con decisione e della quale sostengono l’infondatezza ancora oggi, insieme col resto degli addebiti, prima di intentare il terzo e ultimo grado di giudizio. Il solo che potrà scolpire la parola fine a una brutta storia che la prossima estate compirà il suo ottavo anniversario.

 

 

 

 

 

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