Il povero Haruna ancora senza una degna sepoltura: in quale cimitero e chi paga?

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L’ingresso del cimitero di Torre Santa Susanna
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Haruna Coulibaly

Il 28enne Haruna Coulibaly è ancora in attesa di ricevere una degna sepoltura. La bara con dentro la sua salma giace da giorni nella chiesetta del cimitero di Torre Santa Susanna. Nella notte del 29 settembre, l’extracomunitario, originario del Mali ma domiciliato a Erchie, era stato investito da un’auto mentre percorreva in bici la strada provinciale che collega proprio Torre Santa Susanna a Erchie ed era deceduto sul colpo. Il 35enne R.M., l’automobilista accusato di omicidio stradale aggravato e in un primo momento arrestato, è stato rimesso in libertà con l’obbligo di dimora nel comune di residenza (Torre Santa Susanna) dopo aver sostenuto, assistito dagli avvocati Raffaele e Serena Missere, l’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip del Tribunale di Brindisi.

Il feretro del maliano, invece, già all’indomani dell’incidente era stato “momentaneamente” sistemato nel luogo di culto del camposanto torrese, dove però, purtroppo, tuttora giace. Al di là dei problemi di carattere economico, ce ne sarebbero altri di carattere burocratico: non si saprebbe, infatti, se debba essere sepolto a Torre Santa Susanna, territorio in cui è avvenuto l’investimento, o piuttosto a Erchie, dove il 28enne risiedeva. In teoria, dovrebbe prevalere questa seconda soluzione, ma intanto si pone anche una questione di carattere igienico-sanitario: il processo di decomposizione del corpo è ovviamente già cominciato e dalla cassa – munita di valvola di sfiato – fuoriescono i gas organici. Insomma, si potrebbe dire che il povero Haruna sia stato ucciso una seconda volta non possa proprio trovare pace neppure da morto in un Paese, l’Italia, nel quale spesso e volentieri s’inneggia alla fratellanza e alla carità umane e cristiane.
Rob. Epif.

 

 

 

 

 

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