Cinque equipaggi della Squadra mobile di Brindisi – ciascuno composto da tre poliziotti – hanno circondato, intorno alle 3 della notte scorsa, tra domenica 10 e lunedì 11 settembre, hanno circondato casa sua in via Latiano, a Torre Santa Susanna, e hanno arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare spiccata dal Gip del Tribunale di Brindisi su richiesta della Dda di Lecce, il 48enne Vito Antonio D’Errico per l’omicidio in concorso di Francesco Di Coste intorno alle 22 dell’8 aprile 2004 (era un Giovedì Santo) di fronte alla sala giochi intestata al padre di quest’ultimo. D’Errico era già noto alle forze dell’ordine ed era ritenuto una figura di spicco della frangia Scu con a capo i fratelli Bruno di Torre Santa Susanna, mentre Di Coste era ritenuto prossimo ai Campana di Mesagne. Sembra che per incastrare D’Errico sia stata decisiva la collaborazione di un pentito, le cui dichiarazioni sono state giudicate attendibili da investigatori e inquirenti.
Quel giorno di 13 anni fa, D’Errico fu colto alla sprovvista dai due sicari e, nonostante l’estremo tentativo di rifugiarsi nell’esercizio, fu raggiunto da sei colpi di pistola semiautomatica calibro 9. Uno dei proiettili ferì di striscio anche una passante, ma il bilancio (di un morto e di una persona ferita) avrebbe potuto essere anche più pesante, poiché quella sera (il 22 aprile 2004) era la sera dei Sepolcri e quella sala giochi si trovava proprio nei paraggi di una chiesa affollata di fedeli in pellegrinaggio. Da allora, incessante minuzioso è stato il lavoro della Mobile e, in particolare, della “Catturandi” brindisina, che aveva sospettato un possibile coinvolgimento di D’Errico già poco dopo l’omicidio. La testimonianza di un collaboratore di giustizia, allora rivale dello stesso D’Errico, ne avrebbe forniti diversi.
Non è stato affatto semplice giungere al torrese, che negli anni si era dimostrato molto accorto nell’evitare i controlli e nel respingere ogni “assalto” delle forze dell’ordine. La scorsa notte non ha però potuto fare granché né darsi alla fuga quando la sua abitazione è stata quasi cinta d’assedio da una mole di operatori della polizia di Stato (15) piuttosto insolita quando si tratta di arrestare una sola persona. Dopo la resa e le formalità in Questura, è stato quindi trasferito nel carcere di Borgo San Nicola a Lecce. Sarà chiamato a rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio in concorso (di Di Coste, appunto, con almeno un’altra persona tuttora da identificare), detenzione e porto abusivi di arma da fuoco.