Se le ipotesi di reato dovessero corrispondere al vero, in futuro potrebbero essere in molti a non uscire bene da questa vicenda. Ma, come sempre, le tesi degli investigatori e della magistratura inquirente sono tutte da confermare. Una serie di perquisizioni e contestuali sequestri – già contestati, nella forma e nella sostanza, in sede di Riesame – è stata compiuta nella mattinata di martedì 4 luglio e successivamente dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, in forza al comando provinciale di Brindisi, a carico di professionisti – avvocati e commercialisti iscritti negli elenchi degli Ordini provinciali – e imprenditori del Brindisino, domiciliati perlopiù tra il capoluogo e Francavilla Fontana, i quali di recente sono stati ascoltati in Procura.
Le indagini – consistite in servizi di osservazione e pedinamento, ma anche d’intercettazione ambientale/telefonica e, appunto, di acquisizione di documenti in formato cartaceo e digitale – hanno riguardato, tra le altre cose, il fallimento della società Taf pneumatici con sede a Ceglie Messapica (per molti anni tra i leader nell’import/export internazionale del settore) ma da esse sarebbe poi emerso un circuito più ampio e complesso di presunte connivenze, corruzioni e forse anche concussioni – oltre a relazioni interpersonali extra lavorative, comunque ritenute interessanti ai fini del procedimento – che investirebbero anche dei pubblici ufficiali.
Un circuito che lambirebbe pure noti funzionari della giustizia (per i quali, nel caso, dovrebbe procedere il distretto di Corte d’appello di Potenza), del Fisco e persino militari.
L’inchiesta, partita nel giugno 2016 e allargatasi a macchia d’olio – tanto da constare, ormai, di diversi e distinti filoni – è nella titolarità del procuratore aggiunto Raffaele Casto, reggente l’Ufficio dei Pm di Brindisi (dopo il pensionamento di Marco Dinapoli).
Insieme con le perquisizioni e i contestuali sequestri di documenti ai fini probatori delle ipotesi di reato, nei giorni scorsi sono state notificate alle persone sottoposte a indagine – in totale 19 quelle già al corrente di essere state attenzionate – le informazioni di garanzia.
Si tratta di gente in vista e con ruoli strategici nel tessuto sociale, professionale ed economico della provincia di Brindisi. Si potrebbe dire, insomma, si abbia a che fare con insospettabili o quasi. S’ipotizzano, a loro carico, reati finanziari come la (presunta) bancarotta fraudolenta di Taf (e il concorso in essa da parte di un noto commercialista nominato dal Tribunale amministratore giudiziale), impresa inizialmente agevolata (in quanto ammessa al concordato preventivo) e poi dichiarata fallita dalla Corte d’appello su ricorso della Procura, ma anche rivelazioni di segreti d’ufficio, promesse e dazioni di danaro e induzioni a dare e a promettere utilità. In tale stesso contesto, si sospetta l’occultamento e il dissipamento di beni mobili e immobili della società in crisi, con un giro d’affari – vero o fittizio – esteso fino alla Repubblica popolare cinese.
Ma, al di là della questione Taf in sé, il “giro” – sempre che ne esista uno – si potrebbe rivelare più esteso, imgarbugliato e variegato di quanto non sia emerso dagli atti garantiti (portati a conoscenza degli indagati e dei loro legali) finora eseguiti dalla polizia giudiziaria su delega della Procura, ovviamente dietro autorizzazione del Gip.