Nel Consiglio comunale dello scorso 26 giugno, si è parlato anche della questione Zona Pip (dopo l’estensione a commercio e servizi, oltre che agli insediamenti industriali, con una delibera di giunta e un’altra delle assise). I consiglieri di maggioranza hanno però bocciato la proposta di revoca della delibera consiliare Dario Mancino e Angelo di Noi (indipendenti, Noi Centro) dopo aver invertito, a monte, l’ordine del giorno dei lavori.
Il consigliere di Noi, all’inizio della seduta, ha presentato un’interrogazione urgente per sapere se tra i colleghi vi fossero delle eventuali incompatibilità (derivanti da interessi privati) a prendere parte alla votazione. Il sindaco Maurizio Bruno gli ha risposto che nel caso in cui avesse avuto notizie in tal senso, sarebbe potuto tranquillamente andare a raccontarle ai carabinieri.
Quando, esauriti gli altri punti, si è finalmente giunti a trattare l’iniziativa dei due consiglieri, durante l’intervento di Mancino l’intera maggioranza è uscita dall’aula e, dopo i vari interventi dei consiglieri di minoranza, il Partito democratico e Noi ci siamo hanno votato sfavorevolmente rispetto alla proposta di revoca in autotutela da parte di di Noi e Mancino.
«Si è trattato di un fatto di una gravità inaudita – commentano – poiché quella delibera di cui chiedevamo la revoca in autotutela è, di fatto, inefficace in quanto i permessi richiesti e concessi per la Zona Pip erano già stati ritirati dagli uffici comunali, quindi quell’atto non aveva comunque ragione di esistere poiché viziato all’origine per l’assenza di alcuni documenti necessari e irrispettoso degli standard urbanistici».
«Il mio intervento da consigliere e anche da ingegnere, rivolto al collega Sergio Rini, dirigente dell’Ufficio tecnico, circa le trasformazioni da lotti a destinazione industriale a commercio e servizi – puntualizza di Noi – verteva su questioni tecnico-politiche e non esclusivamente tecniche giacché riconosco, senza dubbio, la competenza e le capacità dell’ingegner Rini. Diciamo che, nel dialogare con lui, mi sono riferito indirettamente a coloro i quali avevano dettato gli indirizzi politici di quel pasticcio».
I soli voti di Mancino, di Noi, Euprepio Curto, Emanuele Modugno, Maria Passaro e Luigi Fanizza non sono però stati sufficienti a far annullare la delibera in questione. Bruno e i suoi hanno ritenuto di non tornare sui propri passi e di lasciare, quindi, in piedi l’atto, per quanto sia ormai stato superato dal secco “niet” opposto dalla Regione.