Aveva reso un inferno la vita dell’ex amante del marito – perseguitata, insultata, umiliata, di persona e sui social – e per questo era stata rinviata a giudizio. Consigliata dal suo legale, una 40enne francavillese, chiamata a rispondere di stalking, ha deciso di patteggiare: 4 mesi e 28 giorni più il pagamento delle spese alla parte civile, una 36enne, sempre di Francavilla Fontana, assistita dall’avvocato Domenico Attanasi. Ieri, il Gip del Tribunale di Brindisi ha ratificato l’applicazione della pena su richiesta concordata tra il pubblico ministero Simona Rizzo e l’imputata.
Quest’ultima, nonostante la relazione clandestina tra l’altra e il marito fosse terminata già da tempo, non ne aveva proprio voluto sapere di metterci una pietra su e con telefonate, sms minatori, post e messaggi su facebook pressoché quotidianamente si accaniva contro quella che per lei era stata e rimaneva un’usurpatrice, al punto “da determinare nella donna uno stato di disagio psichico e di giustificato timore per la sua sicurezza personale, al punto da costringerla a modificare le sue abitudini di vita”. Ciò aveva scritto il Pm nella richiesta di rinvio a giudizio.
La 36enne, allora, stanca di stare sotto pressione, messi insieme diversi elementi di prova, aveva deciso di denunciare tutto ai carabinieri, cui aveva raccontato anche un episodio in particolare: nel maggio dello scorso anno, le due donne s’incontrano casualmente nei pressi della spiaggia a Campomarino; l’ex moglie si avvicina all’ex amante, che era in compagnia di amici, e comincia a inveire al suo indirizzo e ad apostrofarla come una poco di buono, cosa secondo lei tutti avrebbero dovuto sapere…
In considerazione del corposo materiale probatorio raccolto a carico della sua assistita e con l’udienza preliminare ormai alle porte – era stata fissata, appunto, per ieri, 13 giugno 2017 – il difensore della 40enne ha quindi deciso di scendere a patti con la pubblica accusa. Da qui è nato il compromesso sfociato nella condanna di cui sopra che, in fondo, soddisfa tutte e tre le parti in causa, compresi dunque la persona offesa dal reato e il suo legale Attanasi.