Daniela è finalmente riuscita a portare dei fiori e a pregare sulla tomba di sua cugina Vita e degli altri suoi cari nella cappella della famiglia Maglie e Turrisi all’interno del cimitero di Latiano. Dopo la pubblica denuncia televisiva dello scorso 19 maggio nel corso del programma “Pomeriggio 5” condotto da Barbara D’Urso, le suore hanno riconsegnato nei giorni scorsi le chiavi della gentilizia ai familiari di Vita Maglie, parrocchiana deceduta il 30 aprile 2014 cui un sacerdote – secondo i suoi congiunti e il giudice che ha riaperto il caso – avrebbe spillato, approfittandosi della sua incapacità d’intendere e volere, circa un milione di euro tra proprietà immobiliari e liquidità. L’ipotesi di reato a suo carico è, appunto, di circonvenzione d’incapace.
Quelle chiavi erano rimaste nella disponibilità del prete che, a quanto pare, le aveva lasciate a disposizione delle religiose – incaricate della pulizia della cappella – nella chiesa in precedenza da lui amministrata. «Siamo felici che ci sia stato ripristinato – commenta Daniela Maglie, cugina di Vita – questo diritto, il diritto di onorare i nostri defunti: ieri è stata un’emozione indescrivibile aver potuto rimettere piede in quel posto».
La famiglia Maglie-Ribezzi, assistita dagli avvocati Antonio Sartorio e Antonella Rizzo, sporse querela contro il sacerdote in data 26 febbraio 2015. Dopo una prima archiviazione, di recente il Gip del Tribunale di Brindisi Maurizio Saso ha disposto l’imputazione coatta del prelato (poi effettivamente formulata dal pubblico ministero Valeria Farina Valaori). L’udienza preliminare a suo carico sarà celebrata il prossimo 9 novembre.
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