«Siamo rimasti senza sussidio d’invalidità e accompagnamento e non ne conosciamo il motivo, non ce n’è alcuna giustificazione ufficiale a noi conoscibile».
Questo mese, a numerose persone, tanto nella provincia di Brindisi quanto nelle altre in tutt’Italia, non sono stati erogati né bonifici né assegni da parte dell’Inps.
«Ci spiace, imposizioni dall’alto», si sono giustificati i funzionari dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, che effettivamente si sono trovati a dover eseguire disposizioni piovute sulle loro scrivanie da ben sopra i loro uffici.
Mittente: il Ministero della Giustizia. Sospendete e basta fino al nuovo ordine, il diktat. Quando e se arriverà, il nuovo ordine.
Nel frattempo, chi da circa 30 anni vive senza una gamba (e con una protesi) o da 15 è affetto dal morbo di Parkinson, e oggi quasi in fin di vita, si è ritrovato senza un euro in tasca neppure per mangiare o per pagarsi i medicinali.
Sì, si tratta in molti casi di persone che hanno avuto problemi con la legge e che, spesso, li hanno anche pagati a caro prezzo tra carcere, risarcimenti e rapporti interpersonali e familiari ormai logori oppure, questi ultimi rapporti, ricostruiti a fatica.
Quegli accrediti ai primi del mese e quelle pensioncine d’accompagnamento – si parla di poche centinaia di euro, al massimo 6-700 – erano serviti forse più della reclusione o dei domiciliari a favorire un loro reinserimento sociale, a far sì che si affrancassero dal crimine e, nei limiti del possibile, a far loro condurre un’esistenza libera e dignitosa di cui parla la stessa Costituzione. E, invece, dai primi di maggio, neanche questo è possibile.
L’ha disposto d’imperio, da un giorno all’altro, lo Stato – non un giudice – che ha congelato ogni trasferimento in favore di quanti, fino al giorno prima di ritrovarsi senza un centesimo, sapevano di poter contare su di un reddito esiguo ma, perlomeno, garantito, sicuro, puntuale, slegato dal malaffare passato e simbolo stesso di un presente migliore, decisamente più onesto.
Nella maggior parte delle situazioni, si parla di persone – no, non le si bolli come pregiudicati, ma siano semplicemente considerate persone in carne e ossa, quali effettivamente sono – di una certa età e alle prese coi loro affanni quotidiani. C’è chi ha moglie e figli a carico e non sa – in modo lecito – come sfamarli o mantenerli agli studi; chi non ha idea di come curarsi; chi, a fatica, si è allontanato da zone grigie o buie e, adesso, si trova a non poter neppure sopravvivere.
Cosa potranno fare d’ora in poi? Dovranno tornare a delinquere?
Si è in presenza, insomma, di casi delicati dei quali uno Stato di diritto, degno di tale nome o principio, dovrebbe essere capace di farsi carico. Ora e sempre. Nel nome della giustizia, nel rispetto della Costituzione e a prescindere da ogni forma di provinciale e peraltro ritardato giustizialismo.
Eliseo Zanzarelli