I tarallini furono inventati a Oria dai Messapi: li mangiavano durante i pasti rituali

museo archeologico di oria e dei messapi 30

Tra le tante “chicche” offerte dal Museo archeologico di Oria e dei Messapi ce n’è una particolarmente gustosa: in mezzo ai reperti in mostra, figura anche un tarallino. Sì, proprio un tarallino, quasi fossilizzato, che fu ritrovato anni fa – dopo millenni di conservazione naturale – nel sito di Monte Papalucio.

La tabella esplicativa sui “pasti rituali” recita: «Le pratiche rituali che si compivano nei santuari (come quello di Monte Papalucio, Ndr) prevedevano momenti ben definiti: il sacrificio degli animali, le libagioni (spargimento rituale del vino), la cottura delle carni, il consumo dei pasti con l’assunzione di bevande alcoliche – soprattutto vino -, la deposizione delle offerte votive. Grazie allo studio delle fonti letterarie ed epigrafiche, nonché attraverso l’esame dei dati archeologici, l’analisi dei resti botanici e zoologici rinvenuti a Monte Papalucio fornisce importanti informazioni sui cibi consumati nel corso dei pasti rituali. Elemento principale era – indubbiamente – la carne, della quale si consumavano anche le interiora. nel santuario sono stati rinvenuti resti attribuibili quasi esclusivamente a suini, il cui sacrificio era connesso in particolare con i culti di Demetra e Persefone. Oltre alla carne venivano preparate e consumate pietanze a base di farine di cereali e legumi. Tra i legumi particolarmente diffuse erano le fave, mentre i cereali più utilizzati erano il frumento e l’orzo. le farine che se ne ricavavano venivano utilizzate, dopo la lievitazione, per preparare focacce e “tarallini”. Durante i pasti rituali venivano consumati, inoltre, frutti secchi e freschi, soprattutto fichi, ma anche uva, mele selvatiche, melagrane, datteri ed olive».

Il tarallino di Oria – un po’ annerito dal tempo trascorso inesorabilmente – rappresenta un’assoluta rarità che conduce a formulare un’ipotesi considerata tutt’altro che remota: e se i tarallini, che si producono ormai un po’ ovunque, quelli che tutti mangiamo e apprezziamo, fossero stati inventati dai Messapi proprio a Oria?

È, questo, uno dei numerosi spunti che regala il nuovo polo museale oritano, gioiellino incastonato nel borgo antico, che – repetita iuvant – vale davvero la pena visitare.

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