Nel novembre del 2009, saputo dell’imminente chiusura dello “Zodiaco”, Sergio Tatarano, Alessandro Leo e Marco Montanaro di Petrolio Blog intervistarono Angelo D’Accico. Qui riproponiamo quella bella intervista a sfondo generazionale perché, come già scritto, quel pub è stato molto più di un pub per migliaia di ragazzi per 19 lunghi e intensi anni…
“Erano altri tempi, i tempi del Liceo. Fino a qualche anno prima, di sera non si superava nemmenoil Bar Cin Cin, perché giravano brutte voci su quella parte di viale prossima alla stazione. Coni primi anni ‘90, quel luogo si iniziò a popolare di gente e incominciarono a spuntare i primi locali. Lo Zodiaco fu senz’altro il più frequentato di tutti, era un rifugio da qualche brutto voto, una grotta dove domandare all’amico come mai la ragazza non si fosse fatta viva, oppure un posto dove bere la prima birra di troppo per uscire stonati nel buio della serata e trovare la forza per rivelarsi a qualche ragazza. Siamo andati a trovare Angelo che da allora ha mantenuto quasi intatto il locale e che adesso ha deciso di chiudere. Immaginate ad un certo punto di dover azzerare la vostra vita. Non solo per chi quel locale lo ha gestito, ma pure per quanti lo hanno visto come punto di riferimento della loro crescita. Lo ha portato avanti sempre con la stessa dedizione assieme alla moglie. Abbiamo sentito i suoi racconti, malinconici ma ricchi di soddisfazione e consapevolezza di aver fatto la storia di questa città.
Parlaci di come nasce il pub (Sergio)
Era l’8 marzo 1991. Io però subentrai solo d’estate per consentire a mio cognato, che lo aveva preso in gestione e che doveva spostarsi, di non chiudere. Tutto nacque dal desiderio di aggregare giovani, vista la mancanza di questa tipologia di locale, che ha fatto scuola. Le giovani generazioni lo frequentavano in maniera continua, entravano, si sedevano, mangiucchiavano qualcosa, come a casa loro. Sono passate generazioni, persone che oggi si sono sposate, professionisti, che periodicamente tornano qui a salutare.
Qual è stato il punto forte del locale negli anni 90? (Sergio)
L’accoglienza e il fatto che fosse un luogo nuovo. Un arredamento nuovo. Il viale era vivo e la cittadinanza passava da qui.
Cosa è cambiato negli anni, oltre allo spostamento in piazza? (Sergio)
Fino al 2002 le cose andavano bene. Con l’ingresso dell’euro prima e la trascuratezza del viale poi, è cambiato qualcosa. Il viale doveva essere curato, come la fontana, che è stata un buon investimento ma poi è stata abbandonata.
Qui sul viale accadeva un fatto particolare: l’illuminazione era inesistente, ricordo che eravamo tutti sparpagliati e questo faceva pure comodo a molti di noi che usavano infrattarsi. La piazza invece è illuminata. (Alessandro)
Il viale avrebbe dovuto essere il salotto di Francavilla, mai partito, dimenticato.
Qual è stata la soddisfazione più grande da quando hai aperto? (Sergio)
Aver fatto da padre putativo a molti ragazzi, oggi cresciuti, molti partiti, andati via. Ricordo una volta una ragazza molto trascurata, molto triste che entrò nel locale e che mi volle parlare; compresi che aveva avuto dei problemi con il ragazzo. Cercai di aiutarla e ci riuscii. Era il periodo di Natale. A gennaio si presentò con un sacchetto di caramelle e carbone, dicendomi “grazie per quello che hai fatto”. E andò via. Oggi è laureata. Fu un gesto che mi commosse.
Sul viale non passavano solo i ragazzi del Classico, che erano soliti fumare una sigaretta all’uscita di scuola; di sera ogni istituto aveva il suo scalone (Alessandro)
Beh, vogliamo parlare delle pareti? Sono storia. Ci sono tracce del 91.
Io ricordo quando sbirciavamo da dietro la porta a vetri, un po’ per mancanza di soldi, un po’ per la folla che si accalcava, per vedere il risultato delle partite che venivano trasmesse su tele+. Il Pub all’epoca era uno dei pochissimi locali a trasmettere i posticipi serali. (Sergio)
Io ricordo anche l’ottimo irish coffee, preparato da un cameriere che poi non ho visto più. (Alessandro)
E’ da un po’ che non lo bevi, eh?! E’ forte, vero, ma ogni tanto è gradevole.
Progetti per il futuro? (Sergio)
La chiusura. Prima di Natale. Lasciamo un’impronta per i giovani che oggi sono cresciuti. Accanto al Tiffany, anche noi.
Tua moglie è sempre stata qui fin dall’inizio? (Alesssandro)
No, inizialmente solo con le serate musicali.
Una cosa mi interessa molto: il tuo rapporto con i giovani, visto che hai detto che oggi sono cambiati. E’ un atteggiamento diffuso tra gli la gente più grande e mi pare interessante comprendere l’approccio. (Sergio)
Una volta si poteva dialogare. Oggi perdono solo tempo a mandare sms. Si sta trasformando la lingua si dice “xché” invece di “perché”.
Forse sono solo i mezzi di comunicazione più rapidi, che andrebbero governati. (Sergio)
Dal punto di vista umano sembrano meno sensibili.
Parlaci del mitico juke box: a quando risale? (Alessandro)
Ha quasi vent’anni, è praticamente fin dall’inizio.
E la prima birra che spillavi? (Alessandro)
Stella artois e poi la koolbaker, con un retrogusto un po’ amaro. Poi siamo tornati alla sola artois, che si beve senza mangiare.
Forse siete stati i primi a preparare le crepes. Avete una ricetta particolare? (Alessandro)
La particolarità sta nel fatto che noi, a differenza di altri, prepariamo la pasta.
Angelo, cosa ti mancherà di più? (Sergio)
La vita dei giovani, rivedere i vecchi amici.
In effetti, da lì dietro tu hai avuto un angolo privilegiato da cui osservare la realtà e i costumi che cambiavano. Ma la tappezzeria di questi divani..? (Sergio)
L’ abbiamo cambiata nel 98 e ci sono state alcune persone che hanno chiesto pezzi della vecchia stoffa rossa come ricordo.
Forse, però, devi prendere atto di aver avuto un ruolo importante per più generazioni. C’è un oggetto che porterai con te? (Alessandro)
L’orologio. Scandisce il tempo della nostra vita. Quanti ricordi! Alcuni ragazzi tempo fa mi hanno portato una targhetta, con dedica.
Sai che in questo posto è nata la storia con la mia attuale ragazza? Carramba! (Sergio)
Non sei l’unico. Ci sono state persone che sono venute anche dopo, per filmare i posti dove hanno promesso l’uno all’altra di sposarsi.
E tu non sai quante mi hanno detto di no! (Marco)
Prima di andar via: la tua decisione è irrevocabile? (Sergio)
Il problema è che manca l’entusiasmo. Si potrebbe rinnovare, ma lo stile caldo, accogliente dove andrebbe a finire?! Il Pub Zodiaco morirebbe così.
Prima della chiusura, promettiamo che verremo a trovarti. Per un’ultima birra.
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