Una pratica all’origine della tragedia, l’avvocato ha esploso l’intero caricatore della sua pistola

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Ci sarebbe stata una pratica relativa a un sinistro stradale a monte degli screzi tra avvocato e cliente che nel pomeriggio di ieri, a Oria, sono sfociati in tragedia: Fortunato Calò, 47 anni, ha sparato con una pistola calibro 9×21 ad Arnaldo Carluccio, 45, e l’ha ucciso. In precedenza, i due avrebbero già discusso animatamente in diverse occasioni. Il sostituto procuratore Raffaele Casto e i carabinieri cercano tuttora di dare un senso, se un senso possa mai esservi, ai fatti che hanno gettato nello sconforto un’intera comunità.

Una cosa è certa: la questione avrebbe potuto essere risolta diversamente.

Il bello e, allo stesso tempo, il brutto dei piccoli centri è che ci si conosce un po’ tutti.

L’avvocato Fortunato “Giovanni” Calò, 47 anni, e Arnaldo “Fernando” Carluccio, 45, non sfuggivano a questa sorta di regola non scritta. Tra Oria e Torre Santa Susanna, ma anche al di fuori di questi confini, erano molto noti anche prima. Chi per un motivo, chi per un altro. Tre figli il primo, quattro il secondo.

Due ottime persone – sostengono i più – anche se queste considerazioni le si fa sempre dopo tragedie come quella di ieri, avvenuta in un tranquillo pomeriggio di un giovedì qualsiasi, dentro uno studio legale di periferia qualsiasi. Quello di un avvocato che spara a un cliente e lo uccide non è, per fortuna, un fatto consueto. Le discussioni, invece, quelle sì, sono quasi all’ordine del giorno.

Calò e Carluccio si conoscevano da tempo, ma da un po’ i loro rapporti più che raffreddati. Le incomprensioni erano ormai frequenti, così come le discussioni animate, sia telefoniche che di persona. Come, appunto, ieri. Nel corso della giornata l’avvocato e il suo cliente pare si fossero sentiti per telefono. Nel primo pomeriggio, il legale ha raggiunto come ogni giorno il suo studio associato “Calò Pomarico & Partners” al primo piano del civico 242 A in via Latiano. Intorno alle 16,30 – nonostante al giovedì normalmente non ci sia ricevimento, al contrario di lunedì, mercoledì e venerdì – ha citofonato Carluccio ed è stato fatto salire. Si è incontrato con Calò e ne è nato, appunto, un acceso diverbio, sembrerebbe legato a una vecchia pratica assicurtativa. Una pratica che si sarebbe protratta per le lunghe e che avrebbe fatto perdere la pazienza al cliente, il quale in più occasioni si sarebbe per così dire lamentato con l’avvocato. Sembrerebbe che gli avesse anche chiesto un anticipo personale sul risarcimento, ma anche questo aspetto è ancora da verificare.

La situazione è degenerata intorno alle 17,45. Calò ha impugnato la sua pistola calibro 9×21 (regolarmente detenuta in virtù di un porto d’armi per uso sportivo) e ha fatto fuoco, una, due, tre, quattro, cinque, quindici volte. Ha, insomma, esploso l’intero caricatore, che contiene appunto 15 colpi, contro il cliente. Stando ai risultati dell’ispezione cadaverica approfondita, eseguita sul luogo del delitto dal medico legale Giovanni Taurisano, 14 proiettili sarebbero andati a segno nella zona del tronco – tra braccia e torace – mentre uno solo è stato trovato conficcato nella parete, ma non si esclude che fosse in uscita.

Sotto choc, Calò a quel punto si è rivolto ai colleghi e li ha invitati a chiamare i carabinieri. Sul posto sono giunti sia i militari della stazione di Oria, coordinati dal luogotenente Roberto Borrello, sia quelli della compagnia di Francavilla Fontana, coordinati dal capitano Nicola Maggio, sia quelli del comando provinciale di Brindisi, con in testa il colonnello Nicola Conforti. I reparti scientifici dell’Arma sono rimasti al lavoro fino a tarda sera per cristallizzare la scena del crimine.

L’avvocato è stato immediatamente arrestato e condotto in caserma, dov’è poi stato interrogato dal sostituto procuratore Raffaele Casto prima di essere trasferito in carcere a Brindisi. Sarà chiamato a rispondere di omicidio e porto illegale di arma: poteva detenerla, ma portarla con sé soltanto per raggiungere il poligono di tiro. Secondo la sua prima versione dei fatti, Calò da tempo temeva per se stesso e per la propria sua famiglia. Sempre a suo dire, in una circostanza precedente a ieri, Carluccio l’avrebbe anche minacciato con un’arma e ipotizzato ripercussioni anche nei confronti dei suoi cari. Degli elementi utili alle investigazioni, dunque per ricostruire con esattezza il movente e meglio inquadrare le tesi di Calò, potrebbero emergere anche dallo smartphone che lo stesso legale ha consegnato agli investigatori e che è quindi stato sequestrato, così come ovviamente la pistola. Calò ha nominato quale suo difensore di fiducia l’avvocato Pasquale Annicchiarico del Foro di Brindisi, cui ora spetta il delicato compito di mettere a punto una strategia difensiva in grado di attenuare la gravità della posizione del suo assistito già a partire dall’interrogatorio dinanzi al Gip che si terrà con ogni probabilità lunedì mattina.

La salma della vittima resta intanto a disposizione del magistrato, che nelle prossime ore potrebbe disporre l’autopsia.

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