Loro con quell’estorsione non c’entravano proprio nulla. La Corte d’Appello di Lecce ha confermato nei giorni scorsi la sentenza con cui il Tribunale aveva assolto il 66enne Angelo De Michele, difeso dall’avvocato Pasquale Franco Fistetti, e il 31enne Cosimo Damiano De Stradis, difeso dall’avvocato Giuseppe Pomarico, tutti e due di Oria. La sentenza del Tribunale era stata appellata dalla Procura e dalle parti civili, queste ultime assistite dall’avvocato Raffaele Missere. I fatti all’origine di questo processo risalgono a quattro anni fa.
Sabato il 9 febbraio 2013, i carabinieri della stazione di Oria – coordinati dal luogotenente Roberto Borrello – arrestarono in flagranza di reato il 42enne F. P. (allora 38enne, poi condannato) dopo che questi aveva incassato 300 euro da un 68enne e da sua sorella 64enne che in precedenza – il 13 gennaio – avevano subito il furto di un trattore e di una cernitrice. La somma pattuita era pari a 1.800 euro e il resto avrebbe dovuto essere consegnato al lunedì successivo.
Dopo qualche mese – l’8 maggio – furono arrestati anche De Michele e De Stradis, nei cui confronti i carabinieri eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi su richiesta del Pm. L’ipotesi era che avessero in qualche modo preso parte al cavallo di ritorno. Nel corso del processo, i legali Fistetti e Pomarico hanno fatto emergere l’estraneità ai fatti degli imputati, i quali erano entrati in quella storia solo marginalmente e in ogni caso senza che da parte loro vi fosse a monte alcuna intenzione di partecipare alla commissione del reato e all’eventuale successiva spartizione dei relativi proventi illeciti.
In particolare – stando a quanto emerso a processo – a De Michele i fratelli V. e F. D’A. chiesero consiglio per ritrovare i mezzi agricoli che erano stati loro rubati e De Michele si limitò semplicemente a fornire un’indicazione di massima e a indirizzarli verso qualcuno del “settore”. De Stradis, invece, aveva soltanto dato un passaggio a suo cognato (F.P., poi arrestato in flagranza per l’estorsione) in campagna dei derubati dove quest’ultimo si sarebbe messo d’accordo sul prezzo dello scambio, scambio che poi non ci sarebbe mai stato (anche perché l’autore materiale dell’estorsione non era, con ogni probabilità, neppure a conoscenza del furto). De Stradis in quell’occasione aveva solo accompagnato il cognato, sprovvisto di patente, senza sapere quali fossero le sue reali intenzioni.
Così, dopo che l’avvocato Fistetti aveva eccepito l’inammissibilità dell’impugnativa della sentenza di primo grado da parte della Procura per un’eccessiva genericità dei motivi d’appello, venerdì scorso (18 marzo 2017) la Corte d’Appello ha confermato il provvedimento del giudice di prime cure (datato 11 marzo 2014) e mandato assolti tanto De Michele quanto De Stradis. Il Pm aveva chiesto per loro una condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione oltre a una multa di 400 euro.