La sua esclusione dalla terza prova dell’esame di Stato, dopo che aveva sostenuto le prime due, fece molto discutere. Il 27 giugno dello scorso anno, la 18enne di Oria R.G. – presentatasi da privatista per conseguire la maturità classica – fu stoppata in corso d’opera dalla commissione esaminatrice perché non in regola con la documentazione. La famiglia decise di rivolgersi a un avvocato, Nicola Lonoce del Foro di Brindisi, e nei giorni scorsi il Tar Lecce ha definitivamente stabilito che no, quella studentessa non avrebbe dovuto essere rispedita a casa. Dopo la concessione della sospensiva, con la quale già a settembre aveva potuto concludere il suo percorso di studi, i magistrati amministrativi lo scorso 13 febbraio hanno condannato l’istituto – guidato dalla dirigente scolastica Giovanna Carla Spagnolo – al pagamento delle spese processuali: 2.500 euro, oltre accessori di legge.
Il contegno serbato dalla scuola – stabilì il Tribunale amministrativo regionale nell’esaminare l’istanza di sospensiva – era stato idoneo a ingenerare un “ragionevole affidamento” circa la possibilità di sostenere normalmente l’esame. Insomma, non ci fu alcuna responsabilità da parte della studentessa se quel giorno nel suo fascicolo non fu trovato il nulla-osta del Consiglio d’istituto alla sua ammissione all’esame. Di qui era giunto l’ok a sostenere in sessione straordinaria la terza prova e l’orale, poi superati, per non subire un “pregiudizio grave e irreparabile”.
Nonostante fosse sopraggiunta una carenza d’interesse – essendo, appunto, ormai stata conseguita la maturità – l’avvocato Lonoce, dello studio legale associato Lonoce, Calò & Attanasi, ha ugualmente chiesto e ottenuto che il Classico fosse condannato ad accollarsi le spese di un giudizio che, stando a com’è finito, neanche sarebbe dovuto sorgere.