Lo scorso 30 maggio, si resero protagonisti della gambizzazione di due persone in via Benvenuto Cellini a Brindisi. Oggi sono stati arrestati dai carabinieri in forza al Nucleo investigativo del comando provinciale, che nel corso delle indagini hanno potuto fortunatamente contare sulle registrazioni di alcune telecamere, ma non purtroppo sul contributo di residenti e testimoni. Sta di fatto che oggi i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip Maurizio Saso su richiesta del Pm Pierpaolo Montinaro, nei confronti del 30enne Burim Tatami detto “Kledy/Klayde”, di origini albanesi, e dei fratelli brindisini Salvatore Mario Volpe e Gianluca Volpe, il primo i 21, il secondo di 19 anni. Sono accusati di concorso in lesioni personali aggravate, ricettazione e detenzione illegali di arma da fuoco.
Quel giorno di fine maggio – stando a quanto emerso – fu Tatami a sparara contro il 58enne Giuseppe Caputo e il 45enne Cosimo Iurlaro, con quest’ultimo che fu ferito a tutte e due le gambe e perse molto sangue anche a causa dei ritardi nei soccorsi (legati al fatto che nessuno tra i passanti li avesse allertati). Successivamente era stato condotto in ospedale in condizioni molto critiche, ma i sanitari del Perrino riuscirono ad arrestare l’emorragia e a salvargli la vita. Altrimenti si sarebbe parlato di omicidio (preterintenzionale).
Nell’ambito delle indagini, sin dalle prime battute, il tentativo di raccogliere qualche testimonianza si rivelò del tutto vano – hanno fatto sapere oggi in conferenza stampa gli inquirenti, con a capo il procuratore Marco Dinapoli, e gli investigatori. Decine di famiglie risiedono in quelle che sono conosciute come le case parcheggio di via Cellini, ma nessuno vide nulla. Un uomo ferito, sdraiato in terra ed agonizzante, dovè aspettare alcuni minuti prima di essere aiutato nonostante fosse stato visto da alcuni pedoni e diverse auto in transito. Inoltre, neppure le stesse vittime fornirono elementi utili a ricostruire l’accaduto. Silenzio più totale sull’identità dei giustizieri e sul possibile movente.
L’esatta dinamica, infatti, è stata ricostruita esattamente solo attraverso la visione delle telecamere installate lungo le direttrici che si diramano da via Benvenuto Cellini. All’origine del gesto, tra la vendetta e il regolamento di conti, pare ci fossero motivi di carattere familiare (un fidanzamento sgradito e la “gestione” di una badante)