Si parla di cambiamenti di Giunta privi di qualsiasi indirizzo programmatico e mai spiegati, tra le altre cose, nel documento che quest’oggi il consigliere comunale Antonio Camarda (vicepresidente dell’assemblea) in quota “Noi ci siamo” leggerà dinanzi ai suoi colleghi per ufficializzare la presa di distanza dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Maurizio Bruno.
Da qui in avanti – il senso di quanto redatto da Camarda – non c’è più alcuna intenzione da parte sua e del movimento da lui rappresentato di condividere alcuna responsabilità con il resto della truppa. «Dichiaro il mio passaggio all’opposizione», avrebbe scritto chiaramente.
Una nota dura, quella di Camarda, in cui si parlerebbe anche di un primo cittadino prono al “cerchio magico” e non del tutto autonomo nella scelta dei suoi collaboratori nell’esecutivo, oltre che dell’ipotesi di un “becero ritorno a quel passato che abbiamo vittoriosamente combattuto”.
Bruno sarebbe poi descritto, per l’appunto, com uno “yes-man” che non risponde ai cittadini bensì ad altri.
Ce ne sarà anche per Marcello Cafueri, indicato come il solo responsabile della distruzione del “Patto per il Cambiamento”.
Con l’uscita di Noi ci siamo, della maggioranza che nel 2014 trionfò con Bruno sindaco resta oggi soltanto il Partito democratico. Un Pd che amministra ufficialmente insieme con Area popolare-Ncd (un solo consigliere) e che potrebbe comunque contare sul sostegno esterno di Noi Centro, che non si è ancora costituito in gruppo consiliare (servirebbero tre elementi) e vanta due consiglieri (Dario Mancino, ex Ap-Ncd, e Angelo di Noi, ex Pd) che non si sono mai ufficialmente dichiarati extra-maggioranza. Insomma, facendo due rapidi conti, il sindaco dispone di 11 voti (12 con il suo) sicuri contro i potenziali 13 (11 di opposizione più due indipendenti) degli altri e, dunque, ora rischia sul serio.